Fumetti
Scrivere Tex Willer
Gianfranco Manfredi, sceneggiatore della Bonelli, è stato ospite a Lugano
Pubblicato il 28.06.2022 07:00
di Angelo Lungo
L'artista è un creativo. Il tempo lo attraversa da iconoclasta. Lo smonta. Non è conforme alla società e ai suoi dettami. Li mette in discussione in maniera provocatoria. Non si tratta di un puro esercizio estetico. Ma dietro c'è la visione. Il presupposto è che si può capovolgere il punto di osservazione. L'ambizione etica, quando non è superbia intellettuale, è quella di proporre degli sprazzi di significato. Non la verità assoluta, che è inafferrabile, ma frammenti di quella che gli umani chiamano: vita.
Gianfranco Manfredi è un creativo. È stato ospite della “Art Gallery” di Marco Lucchetti a Lugano.
Laureato in filosofia ha, subito, realizzato che voleva essere un cantautore. Erano gli anni Settanta. Il versante era quello dell'anarchia e del situazionismo. Lo stile era sardonico, intendeva ridere della liturgia della sinistra ufficiale. Era interessato alla libertà quella collegata alla garanzia dei diritti e all'autonomia riguardante i costumi e il modo di essere.
La parola, la scrittura sono il suo orizzonte. Eccolo come sceneggiatore. Approda alla Bonelli. Crea Magico Vento. È il western rivisitato. Il racconto della frontiera, visto con lo sguardo dei nativi americani. La riproposizione di un genere, ma in guisa alternativa. Introduce l'elemento della spiritualità.
Scrive, poi, storie per Dylan Dog. Il momento è particolare, l'ideatore della serie, Tiziano Sclavi, divenuta popolarissima, un albo vendeva circa 770 mila copie, voleva abbandonare.
E arriva il culmine della sua carriera: Tex. Il mito intramontabile del fumetto italiano. Si cimenta con una pubblicazione storica, che ha appassionato intere generazioni. Un personaggio iconico e leggendario.
Così risponde sul legame tra cultura e fumetto: “Il fumetto è una straordinaria forma di comunicazione. Ho visto la cultura popolare, quella pop e infine quella di massa. Ho assistito a molti mutamenti. Ho solo il rammarico che la socializzazione sta scomparendo a scapito dell'atomizzazione”.