Al
Kunstmuseum di Vaduz la cosiddetta arte povera occupa uno spazio privilegiato
nella collezione della struttura che è il perno dell'arte moderna e
contemporanea del Liechtenstein. Nel Principato, domenica, la partita fra i
padroni di casa allenati dal grande ex Alessandro Mangiarratti e l'ACB è stata
una mostra a cielo aperto ricca di emozioni. Un saliscendi da fare invidia ai
"Topici" di Aristotele, dove il nesso causale tra gioia e dolore (o
viceversa) è emblematico di quanto siano l'anima e la psiche a guidare l'essere
umano.
Che
partita che è stata. Quasi di Coppa, oseremmo dire, se non fossero due Paesi
diversi. I granata privi del bomber e capitano Sergio Cortelezzi sono scesi in
campo con quella "garra charrua" - ossia tenacia, grinta ed agonismo
- tipica soprattutto dei calciatori sudamericani. E che in un match sulla carta
impegnativo (e che arrivava dopo la scoppola casalinga contro lo Stade Losanna)
era l'unica via percorribile per ovviare ad una rosa ancora ridottissima. Di
solito in questi casi salgono in cattedra i giocatori con più classe. Così è
stato. Con una ventina di giorni di anticipo, Cristian Souza si è regalato per
il suo 27.esimo compleanno un pomeriggio da incorniciare. L'esterno uruguagio
ha trascinato i compagni. Si è trasformato nel suo connazionale, di fama
internazionale, Pablo Atchugarry. Un artista della scultura astratta che al
Kunstmuseum non sfigurerebbe. Il fantasista granata ha disegnato geometrie,
pennellato palloni, spronato a cuore aperto l'undici messo in campo da mister
Sesa, anche lui in palla.
A
completare l'opera perfetta, quella che rimane impressa negli occhi dei
visitatori di un'esposizione, ci ha pensato l'altro ariete uruguaiano, quel
Rodrigo Pollero che si è finalmente sbloccato non facendo rimpiangere affatto
l'infortunato Cortelezzi. Nella stagione 2020-2021 nello Sciaffusa aveva bucato
la rete 19 volte in 32 sfide. In maglia granata sono state le sue prime due
reti "ufficiali". E non saranno le ultime. Deve sentirsi coccolato,
godere della fiducia di compagni e staff. In queste condizioni può dare il
massimo.
La
squadra ha dimostrato, ancora una volta dopo il pareggio in extremis contro il
Thun, di avere carattere. Di non lasciarsi abbattere dalle avversità e, in
particolare, di essere unita. Ma ciò non sorprende. La forte presenza di
calciatori sudamericani è coinvolgente; sono per natura molto attaccati alla
maglia che indossano. Questo ACB sembra il Cagliari che, a partire dagli anni
Novanta, aveva accolto giocatori uruguagi dal piede vellutato e dal forte
carisma. Facendo i debiti paragoni, Souza può diventare il Francescoli della
Turrita. E Pollero il novello Dario Silva, il "Sa Pibinca", come lo
chiamavano i tifosi sardi, visto che in campo non stava mai fermo facendo
ammattire gli avversari. E quello splendido messaggio d'affetto rivolto al
capitano fermo ai box ("Fuerza Sergio") è l'immagine più bella di
questo entusiasmante inizio di stagione. L'ACB c'è e balla la rumba.