Tutti oramai incrociano le dita, sperando che sia benaugurante. Che la
vittoria contro l’Yverdon di venerdì scorso sia come quella del 26 aprile 2008,
ben più netta nel risultato (0-3 con reti di Lulic, Taljevic e Neri), ma
comunque un successo. Che anno magico, quello. La finale di Coppa Svizzera con
la carovana “rosa” che invase Basilea. La promozione attesa da 18 anni, giunta
sul rognoso Espenmoos di San Gallo, e la festa fino all’alba in città. Dapprima
in piazza del Sole (dove capitan Rivera venne incoronato re della Turrita) e
poi in un noto ritrovo. Calcisticamente è come se fosse passato un secolo. In
mezzo le traversie societarie (con il fallimento) e la lenta risalita
conclusasi – al momento – con la riconquista della Challenge League.
Inutile nascondersi dietro un dito: a Bellinzona si sogna, trascinati
dall’entusiasmo di Pablo Bentancur, il primo a fiondarsi sul terreno di gioco
dello Stade Municipal per abbracciare i suoi ragazzi al triplice fischio
dell’arbitro. La sontuosa campagna acquisti (probabilmente non ancora conclusa)
e la voglia matta del patron di regalare (e regalarsi) un posto al tavolo delle
grandi sono un segno tangibile che nella capitale si stanno facendo le cose in
grande. I tifosi, che all’inizio hanno accolto con scetticismo il consulente di
mercato e procuratore nato in Perù ma cresciuto in Uruguay, si stanno man mano
ricredendo. Certo, le vittorie aiutano, anche se la gestione del caso Sesa ed
il relativo silenzio stampa rimarranno un neo nell’attuale gestione.
Occhio però a non fare come Icaro, il quale spinto dall’ebbrezza di volare
finì per lambire il sole bruciandosi. I granata sono decisamente attrezzati per
un campionato da vertice. Una stagione, tuttavia, che è destinata ad essere fra
le più equilibrate nella storia del calcio svizzero. Attualmente ci sono ben
otto squadre racchiuse in soli, miseri, quattro punti. Fatta eccezione per lo
Xamax, si può vincere e perdere contro tutti. Il Vaduz è partito male
semplicemente perché era concentrato, e giustamente, vista come è andata,
sull’Europa. Ma si riprenderà. L’anno scorso l’Aarau vide svanire la promozione
(e lo spareggio contro la penultima di Super League) all’ultima giornata.
Questo dev’essere un monito. L’ACB non deve più lasciare per strada un solo
punto al Comunale ed uscire indenne dagli altri stadi. Allora sì che potrà compiere
l’impresa.
E se l’agognata promozione non dovesse arrivare? Domanda legittima. E che,
a mio avviso, è più importante che immaginare scenari di gloria dopo sole sette
partite. Bentancur ha più volte ribadito che il suo è un progetto serio. Che
vuole vincere. Non è una persona abituata alle sconfitte. Come reagirebbe in
caso di insuccesso? Rimarrebbe in ogni modo al timone dell’ACB? Nessuno vuole
versare altre lacrime (sportive, beninteso) dopo quelle dell’era Giulini. Nel
2024 la società soffierà su 120 candeline. Come l’Araba Fenice è già risorta
dalle proprie ceneri una volta. Basta e avanza.