Walid
Regragui ha 47 anni e ha un sogno nel cuore: vincere il Mondiale.
L'allenatore del Marocco è il protagonista inatteso, rappresenta
quelle giravolte della vita capace di proiettare dallo zero
all'infinito. È la potenza del calcio: all'improvviso il
palcoscenico non è più quello della periferia ma quello del mondo
intero. La chiamata della sua Nazionale è arrivata solo nell'agosto
del 2022. I suoi principi tattici sono chiari: strategia e
pragmatismo. Adattamento alla caratteristica dei suoi giocatori
questa è la parola perno della sua filosofia. È tra i tecnici meno
pagati, percepisce 720mila euro netti. Ma ancora per poco.
E
ora tutti lo ascoltano, specie dopo la grande impresa compiuta contro
il Portogallo.
Valore
del successo: “Ho detto alla squadra che dovevamo scrivere la
storia e ce l'abbiamo fatta. Questa semifinale raggiunta è
importante per le generazioni future. Abbiamo giocato con il cuore,
sotto questo aspetto credo che siamo tra i migliori al mondo. Gli
africani e il mondo arabo ci hanno trasmesso grande energia, siamo
nella storia”.
Una
vittoria per l'Africa: “Abbiamo battuto un'altra grande
squadra. Prima della partita, ai miei giocatori avevo detto che
dovevamo scrivere la storia per l'Africa. E ora sono molto felice.
L'Africa è al centro del mondo. Non è finita qui, continueremo a
rendere felici le persone”.
Dopo
la partita contro la Spagna: “Sono contento anche per gli
spagnoli, dopo che li abbiamo eliminati ho sentito dire che era stata un'umiliazione perdere contro di noi, ora hanno visto di che pasta siamo
fatti".
Stile
di gioco: “Il nostro gioco è simile a quello che fa Simeone.
Se abbiamo spazi proviamo a prenderceli, corriamo e sappiamo che
abbiamo giocatori tecnici che possono fare la differenza. Lavoriamo
duramente, zero gol incassati da Belgio, Croazia, Spagna e
Portogallo. Ma il messaggio è chiaro: se credi davvero in un
obiettivo, lo puoi ottenere".
L'obiettivo:
“Adesso dobbiamo continuare a sognare. Sognare di vincere il
Mondiale. I sogni sono gratis, non costano nulla, perché non
dovremmo. La Francia la amo, è la mia seconda nazione. Noi
siamo il Rocky Balboa di questa Coppa del Mondo”.