L'Irpinia
si trova sull'Appennino campano. È un tipico territorio
meridionale, poco raccontato, è nascosto. La modernità è arrivata,
ha sconvolto il paesaggio, ha manomesso le comunità, ed è scappata.
Ora è un luogo alla ricerca di una sua identità. Aleggia un senso
di mistero, l'umano è in silenzio, le parole sono quelle della
natura che si è risvegliata in maniera selvaggia. Il verde è il
colore che domina, infonde sollievo e mestizia. Il frastuono della
contemporaneità è lontano, ci si può fermare, si possono chiudere
gli occhi e risentire ancestrali equilibri. Rumore e velocità sono
retaggi, pastoie depotenziate, costruzioni senza fondamenta. Si
attraversa il Formicoso, è un altopiano, disseminato di pale
eoliche, e si arriva a Bisaccia. Il paese era abitato fin
dall'età del bronzo. Fu conquistato nel 591 dai Longobardi. C'è uno
splendido castello, utilizzato come prigione da Federico II, venne in
visita nel 1250. È la terra natia di Franco Arminio, poeta,
scrittore e regista. Si definisce “paesologo”, parla dei piccoli
paesi d'Italia. È estate, una stagione solo apparentemente effimera,
le piazze si affollano, le persone vogliono ascoltare musica. Sul
palco un cantautore-professore: Roberto Vecchioni. Gli 80 anni
li ha oltrepassati, lui lo sottolinea: se ne compiace e si sente
libero e leggero. Il suo è un concerto e una narrazione: che garbo,
che stile, che raffinatezza, che sottile provocazione. Ora canta, ora
discorre, la sua erudizione è complementare alla sue composizioni.
Lo dichiara senza sdilinquimenti: è innamorato della sua
donna, è la sua complice, la sua compagna, ci litiga ma non saprebbe
stare senza di lei. Le dedica “Ogni canzone d'amore” del
2018 e ricorda quando la incontrò la prima volta con “La mia
ragazza” del 1985. Invita a emozionarsi:
attraverso gli artisti, visionari che sanno esplorare e rimandare
sprazzi di significato, ecco “Vincent”
per omaggiare un pittore immenso. “El bandolero stanco”
è intonata per rammentare il “maestro” dei bei tempi, quello che
trasmetteva: insegnava e rappresentava una testimonianza. Si chiude
con “Luci a San Siro”
e con “Samarcanda”.
Perché si deve ritornare: a rileggere un libro; a rivedere un film; a rivisitare un luogo; a incontrare di nuovo una persona
importante. Il tour di Vecchioni
si chiama “Infinito”, il riferimento è a Giacomo
Leopardi, quello del periodo
napoletano, lo straordinario autore della lirica “La
ginestra”,
l'arbusto che non si piega, resiste: perché la vita è sempre bella,
va sempre vissuta e non va sprecata.
(la
piazza di Bisaccia nella foto scattata dal videomaker Michele
Frascione)