OFFSIDE
Quell'overtime che fa sbadigliare
Aboliti i rigori, nei playoff si va ad oltranza: una scelta che fa ancora discutere
Pubblicato il 05.04.2024 09:02
di L.S.
Losanna e Friborgo hanno finito la loro partita dopo 106 minuti, alla una meno venti. Della notte ovviamente.
Quella vinta dai losannesi al terzo overtime è stata la terza gara più lunga in Svizzera. Ce ne fu una, quella vinta dal Berna con gol di Arcobello, che durò dieci minuti in più. E poi, l’anno scorso, proprio il Lugano, perse contro il Ginevra dopo 114 minuti.
Una follia!
C’è chi si interroga sulla bontà di far disputare una partita di serie di playoff finché una squadra non segni. Ebbene, la domanda, a nostro parere, non dovrebbe nemmeno porsi.
Giocare per quasi cinque ore, terminare una partita con la pista quasi deserta (eh sì, la gente alla mattina lavora!) e con i giocatori stremati, e ovviamente a rischio di incidenti, non è proprio un’idea geniale.
Anche perché meno di 48/72 ore dopo, capita che gli stessi interpreti debbano scendere di nuovo in pista. A risentirne, volenti o nolenti, è anche lo spettacolo che verrà presentato.
Qualcuno ha pensato di abolire i rigori, esercizio che fino a qualche tempo fa veniva etichettato come una “lotteria”, ma che con il passare degli anni è diventato una vera e propria specialità.
Segnarli, così come pararli, non è mai una cosa scontata. Anzi.
Già, perché nel rigore ci sono tanti aspetti, senza contare quello dello spettacolo e dell’emozione pura, che tirano in ballo le qualità dei giocatori: su tutti, la tecnica e la freddezza.
Qualità che sono spesso intrinseche e che giustamente possono valere una vittoria di una partita se non addirittura un trofeo.
L’Ambrì ha vinto la Spengler ai rigori e il trofeo fu comunque degnamente festeggiato. Si dirà che è un torneo amichevole. Vero, ci mancherebbe.
E allora cosa dire di una finale di un Mondiale di calcio? Forse la partita più importante che esista nello sport moderno?
Ecco. L’Argentina del grande Messi ha vinto così il Mondiale in Qatar, eppure nessuno si sogna di sminuire quel successo.
Forse sarebbe il momento di ripensarci anche nel nostro hockey.
(Foto Keystone/Bott)