La retorica si spreca. “Grande calcio”, “uno spettacolo perfetto”, e altre
amenità del genere.
Real Madrid-City sembra essere piaciuta tantissimo: una partita ricca di colpi di scena, di emozioni e di reti. Come piace al tifoso “medio”, quello che ha bisogno di palpitare sul divano. Quello che odia lo zero a zero, perché se non c’è l’orgasmo del gol, non gode.
E allora ieri sera, in mezzo a tanta corsa e tanta velocità, sono arrivate anche le tanto agognate reti.
La prima su una papera del portiere, le altre due del City con tiri da fuori dall’area di rigore. Difficile penetrare nella zona calda se il grande Real Madrid si difende con 10 uomini sulla linea dei 16 metri.
Tattica studiata dall’italico Carletto per favorire le ripartenze dei brasiliani? Sicuramente. E in parte, tattica che ha funzionato. Ma non parliamo di calcio brillante o spettacolare, per carità.
Di spettacolare, a Madrid, ieri sera c’era solo lo stadio.
E il City? Haaland decisamente il peggiore in campo. Di chi la colpa? Della sua pochezza tecnica o di Guardiola, che con il suo calcio fatto di 690 passaggi (ieri sera), ne neutralizza le qualità?
Senza De Bruyne, unico vero fuoriclasse, il City è sembrata una squadra che gioca a memoria ma senza possedere le giocate che illuminano. Che sorprendono.
Un calcio stereotipato, con delle difese colabrodo e favorito, ovviamente da un arbitro che al primo intervento, dopo 40 secondi, ha tirato fuori il cartellino giallo. Difendere, a quel punto, è diventato impossibile.
E da quel momento è stato il festival delle porte aperte, degli spazi come autostrade, di ripartenze (non chiamiamoli più contropiedi che sa di vecchio…) che non si vedono quasi mai con questa frequenza.
Ma sì, in fondo è stato bello. Ci siamo divertiti, è stato come andare al luna park. Qualcosa succede sempre. Soprattutto se non ti metti troppo a riflettere su ciò che hai visto.
Real Madrid-City sembra essere piaciuta tantissimo: una partita ricca di colpi di scena, di emozioni e di reti. Come piace al tifoso “medio”, quello che ha bisogno di palpitare sul divano. Quello che odia lo zero a zero, perché se non c’è l’orgasmo del gol, non gode.
E allora ieri sera, in mezzo a tanta corsa e tanta velocità, sono arrivate anche le tanto agognate reti.
La prima su una papera del portiere, le altre due del City con tiri da fuori dall’area di rigore. Difficile penetrare nella zona calda se il grande Real Madrid si difende con 10 uomini sulla linea dei 16 metri.
Tattica studiata dall’italico Carletto per favorire le ripartenze dei brasiliani? Sicuramente. E in parte, tattica che ha funzionato. Ma non parliamo di calcio brillante o spettacolare, per carità.
Di spettacolare, a Madrid, ieri sera c’era solo lo stadio.
E il City? Haaland decisamente il peggiore in campo. Di chi la colpa? Della sua pochezza tecnica o di Guardiola, che con il suo calcio fatto di 690 passaggi (ieri sera), ne neutralizza le qualità?
Senza De Bruyne, unico vero fuoriclasse, il City è sembrata una squadra che gioca a memoria ma senza possedere le giocate che illuminano. Che sorprendono.
Un calcio stereotipato, con delle difese colabrodo e favorito, ovviamente da un arbitro che al primo intervento, dopo 40 secondi, ha tirato fuori il cartellino giallo. Difendere, a quel punto, è diventato impossibile.
E da quel momento è stato il festival delle porte aperte, degli spazi come autostrade, di ripartenze (non chiamiamoli più contropiedi che sa di vecchio…) che non si vedono quasi mai con questa frequenza.
Ma sì, in fondo è stato bello. Ci siamo divertiti, è stato come andare al luna park. Qualcosa succede sempre. Soprattutto se non ti metti troppo a riflettere su ciò che hai visto.
(Foto Keystone)