Gli
anni Ottanta sono stati effimeri e voluttuari, l'analisi fu
sostituita dalla sintesi. Bisognava divertirsi, le persone non
volevano più spiegazioni e nemmeno soluzioni. Il tempo doveva
correre veloce, non ci si poteva più fermare a riflettere. Gli anni
Novanta sedimentarono queste tendenze, potenziandole a dismisura. La
televisione prese il sopravvento e andò in onda la società dello
spettacolo. Il popolo divenne gente; la piazza fu soppiantata dalla
discoteca; il cittadino si trasformò in telespettatore. Era evidente
che le ideologie stavano per essere scacciate e considerate delle
inutili pastoie, un retaggio di un passato andato. L'Italia si
consegnò a Berlusconi, nel calcio i milioni erano pochi per
acquistare un giocatore, bisognava avere i miliardi per ingaggiare i migliori. L'8 giugno del 1990 ci fu il calcio d'inizio di Italia '90.
Nella cerimonia d'apertura Gianna Nannini ed Edoardo Bennato
cantavano che nell'Estate italiana le notti sarebbero state magiche.
A Milano si giocò la partita inaugurale. Come di consueto in campo
scesero i campioni del mondo in carica, l'Argentina di Maradona sfidò
il Camerun. E fu sorpresa Francois Oman-Biyik salì in cielo e con un
colpo di testa affondò i sudamericani. Ma l'albiceleste si riprese,
a Napoli si disputò una drammatica semifinale tra l'Argentina e
l'Italia. I padroni di casa persero e fu un autentico pianto nazionale, una delusione atroce mai dimenticata. Maradona fomentò e provocò: rammentò ai napoletani che
lui sapeva che anche loro fossero italiani, ma “solo che gli
italiani devono capire che il napoletano è anche italiano”. E parte dello stadio lo incitò. In
finale giunsero Argentina e Germania. I romani scelsero di stare
dalla parte dei tedeschi, troppo forte era stato il dolore provocato
dall'eliminazione. Maradona divenne un perfetto capro espiatorio. Fu
un incontro noioso, salvato solo dalla carica agonistica delle
formazioni. All'85° fu fischiato un rigore molto dubbio in favore
degli europei. Lothar Matthaus fece il gran rifiuto, non ebbe il
coraggio di andare sul dischetto, non ebbe paura di confessare le sue
paure, lo tirò di destro il terzino sinistro Andreas Brehme, l'esecuzione non diede scampo al para-rigori Sergio Goycochea e la
Coppa prese il volo per la Germania. Il resto del racconto riguarda i
miliardi spesi e buttati per costruire gli impianti per la
manifestazione, uno sperpero di denaro pubblico. In quel momento il declino del calcio italiano mise
una grande pietra iniziale.
(Foto
Keystone/Bieri)