In
un momento disperato e che sembra infinito, la nostra amata Europa
gioca a calcio, cercando una fratellanza impossibile nella politica,
nella religione, nella cultura. Ma anche in questa meravigliosa
comunanza di colori e volti si annida l’idiozia. Quella dei casseur
che preparano agguati con coltelli e bastoni (sono tifosi solo
nell’accezione malata della parola).
Quella dei governanti che si gonfiano il petto per un gol. Ma pure
quella degli indifferenti, che si presumono migliori perché non si
adeguano al popolo del pallone e che lo considerano “Oppio dei
popoli” tirando in ballo pensatori defunti, come se l’oppio non
fosse milioni di volte meglio delle guerre e dei morti per cause
efferate e altrui. Lo so, è un discorso che sembra fuori dallo
sport, e invece no. Lo sport insegna che la meglio gioventù può
giocare con agonismo, rispetto e lealtà, senza doversi piegare ai
colpi di cannone e alla retorica della patria e della famiglia. Lo
sport insegna che dopo una sconfitta c’è sempre la possibilità di
una rivincita, senza che nessuno ci lasci la pelle in nome di falsi
valori come la difesa dei confini tracciati per dividere con odio e
ferocia. La sconfitta, nello sport, è un valore tanto quanto la
vittoria, è un gioco delle parti onorevole e per il quale andrebbero
aboliti termini come “vergogna”, abusati in caso di delusione da
tifosi e commentatori. Nessuna vergogna, se qualcuno è stato più
bravo di te. Lo sport insegna anche, e finalmente viene da dire, che
non è fuori dalla realtà, che gli inviti a un mondo migliore
possono esternarli anche i calciatori (vedi Thuram, vedi Mbappé), e
non solo è un diritto, ma è un dovere pubblico. Rappresentano le
nazioni, è vero, e l’anacronismo degli inni è lì a ricordarlo,
ma le squadre di calcio sono poi solo squadre di calcio, con il loro
piccolo/enorme esempio di solidarietà e di ricerca del bello tra
esse stesse e gli avversari. Il calcio è di tutti, ha detto un amico
parafrasando, appunto, Marx. Se i masters of war, tutti i padroni
delle guerre grandi e piccole, guardassero le partite e nel paragone
si sentissero miserabili, un piccolo sentiero si traccerebbe nei rovi
che scarnificano
le nostre coscienze. Dunque: forza ragazzi e ragazze, alzatevi e
giocate, siamo con voi. Viva l’Europa, viva la Terra.
EURO2024
Il calcio non è l’oppio dei popoli
Lo sport insegna che non è fuori dalla realtà e che anche gli sportivi possono parlare di politica