Parafrasando
e stravolgendo l'Amleto di William Shakespeare “C'è del marcio
in Inghilterra”. Il drammaturgo il marcio lo rilevava in
Danimarca. In questo caso in danesi hanno limitato e, quasi,
surclassato gli inglesi. Sono stati una squadra quadrata che ha
offerto buone geometrie e un gioco godibile, avessero limitato gli
errori individuali, avrebbero compiuto la grande impresa. “Be
quiet” continuava a dire Southgate ai suoi, che ha confermato le
discutibili decisioni tattiche della prima partita. La qualificazione
agli ottavi è vicina. Ma la sensazione è che sia la solita
Inghilterra. Le ambizioni sono state, come al solito, dichiarate, è
arrivata in Germania con i favori del pronostico degli addetti ai
lavori, ma il campo sta dicendo altro. Due partite e solo un tempo
disputato in maniera discreta. Le potenzialità di Bellingham, Foden,
Kane e Saka sono evidenti ma rimangano sulla fatidica carta.
L'allenatore ci mette del suo: il difensore, di fascia destra,
Alexander-Arnold schierato a centrocampo è una genialata che
sconfina nell'autolesionismo, la dimostrazione di una supponenza mai
celata. Il talento di Foden e Bellingham viene espresso a sprazzi,
senza nessun costrutto, non è organico. Germania, Spagna hanno
dimostrato un altro livello: sia tattico, che tecnico. Due formazioni
capaci di dominare il campo e gli avversari. La forza della Francia è, poi, chiara. L'Inghilterra gioca male, il giudizio è semplicistico ma
rende quello che si è visto sul campo. La semifinalista della Coppa
del Mondo del 2018, la finalista di Euro 2021 per ribadire le sue
ambizioni dovrebbe mettere in campo ben altra attitudine. Southgate è
sotto pressione e non potrebbe essere altrimenti, le sue scelte sono
contestate. La sua missione è ai limiti dell'impossibile. Le rivali
viaggiano certe e sicure, gli inglesi paiono involuti, la loro
consapevolezza pare svanita. La storia è maestra di vita.
(Foto Keystone)