Ormai
siamo alle solite idee di retroguardia, neanche troppo dolci perché contemplano
sì finezze, ma pure calcioni anni Settanta. Per farcela a noi
vecchi, il tempo presentissimo è fatto da falletti, cadutine,
urletti, simulazioncine in un teatrino da chierici, o meglio
chierichetti, diretto verso la bontà apparente dagli arbitri, che
dal canto loro si vestono in nero di rado per non apparire
smaccatamente preteschi. Allora, in questo precipizio
comportamentale dove ogni dramma è un falso - perfino le cicladi
tattiche di allenatori preoccupanti - ecco che ci tocca aggrapparci
al carro dell’estetica, quello dove sta scritto che “vogliamo
essere meglio della playstation”. E quindi, perso per perso, dateci
la Spagna, sì, che già con Quijote non scherzava, quella squadra
dove un tempo battevano il ferro i Goikotxea e gli Hierro e ora
invece svolazzano
minorenni che a furia di tunnel hanno ridotto l’Italia a colabrodo,
e quelli della Val di Susa a protestare perché la Torino – Lione
non la vogliono (è un inciso). E la Spagna ce l’hanno data, con
tutta la sua idea di calcio, così avanzato da non avere nemmeno un
graffio sulla fiancata, o una gomma con meno pressione, o il freno
che cigola, o il tergicristallo che fa prut prut. Tutto liscio e
perfetto da essere semplice: tecnica
e piacere. Dimentichiamoci dunque Roy Keane, Schwarzenbeck,
Passarella, Kroczinski o il Pepe prima maniera (c’è ancora, ma
quanti tormenti si porterà dentro, povero): qui si dirige in guanti
bianchi e alle tome con argh di Chiesa, o chi per esso, si oppongono
dribbling di Williams
e Yamal, sulle punte come la Fracci e ingannevoli come i conigli del
Fantasios. Godiamocela fin che si può, perché c’è in giro la
voce, ma io non ci credo, che la congrega arbitrale dell’universo,
per il timore di restare inoperosa e invisibile, stia studiando una
punizione severa per chi completa venti passaggi di fila senza
buttarsi a terra o reclamare.
EURO2024
La Spagna ingannevole come i conigli del Fantasios
In questo precipizio comportamentale dove ogni dramma è un falso, tocca aggrapparci al carro dell’estetica