Un
Europeo a 24 squadre che, finalmente, dopo quasi due settimane di
partite spesso tutt'altro che memorabili, entra nel vivo. Certo,
capiamo le esigenze delle televisioni e, visto che anche noi facciamo
parte del sistema dei media, ci va bene così. Tuttavia, non sfugge
ai più che, in una competizione dove già appaiono tutte le grandi
tradizionali (con le sole esclusioni di Svezia e Grecia), in una fase
a gironi con così tante possibilità di ripescaggio hanno vinto
calcoli e necessità di non farsi troppo male, risparmiando energie
preziose, a scapito di spettacolo ed emozioni. Alla fine, il
preludio del torneo ha visto una sola sorpresa (la qualificazione
della Georgia a scapito della Repubblica Ceca, non proprio una
compagine di prima fascia), e fatto una vittima illustre, vale a dire
il calcio balcanico, che pure è una scuola tradizionalmente di
livello, importante anche per il calcio svizzero, visto i tanti
campioni originari di quella regione che hanno calcato, o calcano, i
nostri palcoscenici pedatori. E se l'esclusione dell'Albania poteva
essere tutto sommato prevedibile, visto che la compagine del Paese
delle Aquile si è affacciata da pochi anni nella vetrina del calcio
che conta, quella di Serbia e Croazia è certamente più rumorosa,
nonostante, per ciò che riguarda i secondi, fosse inevitabile che
l'anagrafe facesse sentire il proprio inesorabile peso. Ora, per i
croati, molto dipenderà dalla capacità del movimento di sapersi
rinnovare: lo spettro è quello della Svezia che, dopo l'addio di
Zlatan Ibrahimović, al di là dell'exploit del 2016 in Russia (a
spese, ahinoi, della Nati), non è più riuscita a trovare una
dimensione competitiva, nonostante una scuola di grande tradizione, e
una vittoria agli Europei U21 del 2015, che sembrava poter lanciare
una nuova generazione estremamente promettente. Riguardo alla
Croazia, tra l'altro, si tratta di una realtà geografica molto
simile a quella elvetica, a livello di dimensioni territoriali e
popolazione (anche se non di tessuto sociale), e per questo motivo
l'abbiamo sempre guardata con attenzione, perlomeno a livello di
rappresentativa nazionale: affaire à suivre, insomma. Il resto, è
stato tutto sommato fatto di partite dove le grandi favorite hanno
dato la sensazione di giocare spesso col freno a mano tirato. Unica
sorpresa, appunto, la Georgia, ma nella quale militano individualità
di prim'ordine: non proprio l'Islanda del passato recente. Ora,
finalmente, s'inizia a fare sul serio. Eliminazione diretta, sfide
che possono arrivare ai supplementari (o, magari, rigori), pathos e
adrenalina. Ci sbilanciamo: secondo noi, le sinora interlocutorie
Francia, Germania e, soprattutto, Inghilterra, getteranno la
maschera. Inizieremo così a vedere bulloni roventi, intensità e
campioni decisi a dimostrare tutto il loro valore. A nostro parere,
queste squadre, nei giorni scorsi, hanno semplicemente preso la
rincorsa e sono pronte a scattare, come la freccia incoccata in una
balestra: vale a dire l'arma più letale della storia militare del
Medio Evo, sino all'avvento della polvere da sparo. Prendete nota, e
ne riparleremo a fine competizione.
(Foto Keystone)