Italia umiliata, non tanto
nel punteggio quanto nel gioco. La rivoluzione operata da Spalletti nella
(temutissima) gara da ‘dentro o fuori’ sulla quale si è ‘tuonato’ per giorni,
dopo la fortunosa qualifica contro la Croazia, partita recuperata dopo
‘esagerati’ (il minimo che i possa dire) 8 minuti si è rivelata un flop
colossale. “Usciamo con una prestazione bruttissima, senz’altro la peggiore
dell’Europeo” – canta il coro ‘azzurro’.
Vista, meglio detto non
vista, un’Italia con il cambio (esasperato?) di moduli all’insegna, visto come
è finita, del ‘si salvi chi può’.
Donnarumma, qualificatosi
miglior portiere dell’Europeo (addirittura miglior giocatore, andiamoci opiano…).
Sincero il ‘portierone’: “Oggi abbiamo deluso, chiediamo scusa. Abbiamo
fatto fatica tutta la partita, salvo alla fine. È stata una partita durissima
da digerire. Siamo mancati di coraggio? Un po’ tutto, è mancata anche la qualità.
Nel primo tempo loro hanno avuto sempre il pallino del gioco, il secondo gol in
inizio di ripresa ci ha reso il compito ancora più difficile”.
Azzurri non pervenuti. In
diretta televisiva si è andati giù duro: “In quello stesso stadio in cui
l’Italia nel 2006 conquistò il titolo mondiale a esultare sono i tifosi
svizzeri. L’Italia lascia la propria corona dopo una partita nella quale è
mancato tutto: il gioco, la qualità, il ritmo, la determinazione. E anche il
carattere. Abbiano toccato il fondo!”.
IL CT Spalletti cerca di
‘arzigogolare’: “Purtroppo la freschezza fa sempre la differenza, alcuni li
ho lasciati riposare, ho cambiato un po’ di giocatori ma probabilmente in
questo momento per troppi condizionamenti non siamo in grado di fare più di
questo”.
Chiuso maldestramente
l’Europeo si guarda già al… Mondiale. Cosa deve cambiare, chiede Alessandro
Antinelli (“La Svizzera ci ha preso a
pallonate”) ai suoi ospiti: “Non è stata ancora trovata un’identità
adatta a questa squadra. La Svizzera ce l’ha. Per competere ai Mondiali l’Italia
deve mettere dentro giocatori nuovi e deve capire dove vuole andare. Dobbiamo ricominciare
daccapo!”.
Non sono lesinate critiche
dirette al CT: “Tanti (troppi) cambi di modulo, tanti cambi di abito fino
all’ultima partita in cui ne abbiamo effettuato tre. È come se Spalletti fosse
corso dietro lui alle caratteristiche dei giocatori, non il contrario. No, deve
chiudere gli occhi, puntare su giocatori su quello che ha in testa e andare
dritto per costruire la nuova Italia”.
Sa tanto di dejà vu… 70 anni
fa dopo la débâcle di Berna si parlò di partite povere di gioco: “Contro la
Svizzera si pensava a una sicura ripresa dei nostri, invece abbiamo fatto un
passo indietro…”.
Ieri come oggi?
(Foto Keystone)