Il cielo radioso delle Cicladi, Eolo che boffa, Albero
Genealogico di Piero Bianconi poggiato e chiuso, il senso di colpa invitato
alla porta. Uno dice: ma siete pazzi, in vacanza, con quello che c’è, il cibo,
il relax, ‘o mare. E allora bisogna sancire, senza bisogno di spiegare: Hottiger,
Freuler, Vargas, 31 anni. E se proprio ancora non basta, si chiede di
partecipare o di astenersi, terza via non pervenuta, che se vuoi andare vai. La
telecronaca in greco non fa che ingigantire l’aura mitologica e il rischio è di
restare schiacciati dalla nostra stessa retorica, un po’ commossa e un po’
idiota, ma poi i giochi cominciano e tutto torna in uno stato d’animo serio:
concentrazione e fiducia. Non stiamo lì tanto a parlare di una partita tra
adulti preparati e bambini presuntuosi, meglio evitare il noioso corredo tecnicistico
che appesantisce ogni gioco: è tutto e solo nel gol. Remo Freuler, balzo dalla
cadrega di paglia, rosatello in salvo. Poi pausa con i toni ancora sommessi, ma
è subito e di nuovo gol. Ruben Vargas, due greci che si avvicinano incuriositi
dall’Elvetìa e dai pugni al cielo di uno che parla italiano, al momento
sconnesso, e non capiscono. Ma io capisco: Primo maggio 1993, 1-0, Marcel
Hottiger, ultima vittoria. Ieri, anonimo 29 giugno di un 2024 che non si sa, c’è
il ritorno omerico, così bello e meritato che anche Penelope e il Bianconi
smettono l’abito castigato delle loro trame e scendono in piazza per un
rosatello. E il cielo delle Cicladi stamattina sghignazza ancora.
EUROPEO2024
Elvetìa Bianconi Freuler Vargas e le Cicladi
La telecronaca in greco non fa che ingigantire l’aura mitologica della vittoria