La
vita può cambiare in un momento, ogni cosa può mutare in un istante, basta una
manciata di secondi e il destino si capovolge. Nell'ottavo
Germania-Danimarca è successo di tutto, è la forza del calcio,
l'inaspettato è in agguato, è l'impossibile diventa probabile. A
Dortmund la partita è stata sospesa per tuoni è fulmini. E per i
tedeschi non sembrava mettersi bene, i danesi in campo ci sono stati e pure bene, stavano per compiere una clamorosa impresa. Nel secondo tempo ci
sono stati 30 secondi completamente folli: il Var e Joachim Andersen
sono diventati protagonisti assoluti e i padroni di casa si sono
salvati. Tutto si è deciso per un'unghia. Un piccolo e
all'apparenza dettaglio. Si era al minuto 50, Andersen ha portato
clamorosamente in vantaggio gli scandinavi, trambusto in area e pallone finito in
rete. Danesi in festa e tedeschi timorosi dell'imminente psicodramma.
Ma il Var ha ravvisato cinicamente un fuorigioco millimetrico, ha
scovato un'unghia, quella del piede sinistro del giocatore, in
posizione irregolare. Capovolgimento di fronte, Havertz è entrato in
area, ha crossato, la difesa ospite ha respinto. È intervenuto il
nuovo sistema che rileva il contatto automatico del pallone con la
mano. Sempre Andersen ha sfiorato e in maniera, forse, impercettibile
il pallone, questa volta era l'unghia della mano. Calcio di rigore,
il Fato non è intervenuto e Germania immeritatamente in vantaggio.
Il resto è stato una conseguenza. L'allenatore danese è chiaro:
“Non credo che questo sia un uso corretto del Var. Un rigore
dato per una regola ridicola, un gol annullato per lo stesso motivo.
Non è questo il calcio che vogliamo”.
(Foto Keystone)