EUROPEO2024
Orgogliosi di questa squadra
La sconfitta con l'Inghilterra dev'essere però un punto di partenza
Pubblicato il 07.07.2024 05:24
di Andrea Leoni
C’è da essere orgogliosi dell’Europeo disputato dalla Svizzera. Una squadra che ha espresso un gioco godibile e una mentalità vincente, interpretando il torneo con un’autorevolezza che non si era mai vista, almeno da che mi ricordo. Oggi la Svizzera dà la sensazione di potersela giocare alla pari con tutti. Non ci si sente più sfavoriti alla vigilia, prigionieri della retorica di Davide contro Golia, di quelli che per vincere devono fare l’impresa della vita. Non è una banalità, ma una consacrazione.
Vanno analizzate con cura le prestazioni offerte dalla nazionale. L’organizzazione tattica, il coraggio nel pressing, la personalità nel palleggio e nel cercare la giocata individuale, l’interpretazione delle varie fasi della partita, la ricerca costante del dominio del gioco. Sono tutte caratteristiche delle grandi squadre. 
Tutto ciò nel calcio si realizza solo se le prestazioni individuali sono all’altezza delle idee. Difficile individuare il migliore in questa Nazionale: bisognerebbe citarli tutti. Fa piacere menzionare il capitano Xhaka, in passato giustamente criticato, e oggi protagonista di un’europeo scintillante, probabilmente frutto dell’impresa sportiva con il Leverkusen e della cura Xani Alonso, che lo ha ripulito nel gioco rendendolo continuo ed essenziale. Eccellenti i più giovani, Ndoye e Vargas. Strepitoso Akanji, il calciatore con più qualità della rosa, che ha calciato male il rigore determinante (non ha deciso lui di tirarlo, né di tirarlo per primo), ma è stato tra i migliori giocatori della competizione (e non solo tra i difensori). 
Ora tutti siamo curiosi di capire se il patrimonio che questo Europeo lascia in dote alla nazionale, potrà ulteriormente arricchirsi al prossimo Mondiale. Occorrono freddezza e razionalità nell’analisi. Il livello medio del torneo tende verso il basso, soprattutto a causa della stanchezza generale. La Svizzera è nel giro delle grandi ma non è ancora una grande. Manca un ultimo step, i famosi dettagli che fanno la differenza. Le partite con Germania e Inghilterra sono esemplificative da questo punto di vista. Due volte in vantaggio, due partite che si potevano vincere, risoltesi con due pareggi. Non è un caso, ma il gap da colmare. Bisogna lavorarci. 
Il risultato di classificaè identico a quello dell’ultimo Europeo, così come l’esisto del quarto di finale (sconfitta ai rigori), ma le sensazioni sono diverse. Ci si sente migliori, più belli, più forti. Ed è vero. Questa consapevolezza, però, non deve assolutamente annacquarsi nello storico vizio calcistico di questo Paese: quello di accogliere le sconfitte come se fossero “quasi vittorie”, scambiandosi troppe pacche sulle spalle. Questa eliminazione deve essere un punto di partenza. L’amarezza deve trasformarsi in quella cattiveria sportiva indispensabile per salire l’ultimo gradino che manca. Altrimenti resteremo una bellissima incompiuta. Una tra le tante nella storia del calcio.
(Foto Keystone)