EUROPEO2024
La gentilezza della nostra Svizzera
Una parola che ci rappresenta e che è stata portata in campo dalla squadra e dai tifosi
Pubblicato il 07.07.2024 07:03
di Giorgio Genetelli
La nostra Svizzera, la nostra terra, la si ama non per nazionalismo o praticità, ma per il concetto di mondo che identifica, aggiungere un pezzettino alla volta per riuscire a stare insieme, per tenersi insieme, mettendo dentro lingue su lingue, dialetti su dialetti, culture su culture, capacità su capacità. La squadra di calcio nazionale è come se fosse uscita da questo alambicco in forma di sintesi assoluta e in queste settimane di passione abbia voluto farsi assaggiare da tutti, una delicatezza su labbra già note o sconosciute.
Nel calcio ci sono parole da usare con molta parsimonia, ma se proprio si voglia definire Elvetìa (i greci insegnano ancora, se si presta orecchio), ecco, la parola è “Gentile”. La Svizzera è gentile, un cromosoma del nostro patrimonio genetico, che racchiude valori giganteschi e anch’essi da aggiungere pezzo per pezzo, come i Cantoni: ascolto, operosità, inventiva, resistenza, generosità, talento, condivisione.
La gentilezza è stata portata in campo dalla squadra e dai tifosi, mai una protesta, mai un fallaccio, mai un’irrisione, mai un trucco, mai un tuffo, mai uno sgraffigno. È facile dimenticare chi siamo come popolo, i tempi non aiutano, ma nel concetto collettivo della Nazionale di calcio abbiamo (ri)trovato il nostro modo di stare al mondo, gentile, che poi è un modo per non arrendersi mai, per provare e riprovare, come fanno i contadini sui dirupi, o gli impiegati nelle città, o gli artigiani nella precisione del fare le cose per bene. O i giocatori in campo.
La Svizzera esce dal campo imbattuta, saluta e lascia una Costituzione per ciò che deve essere il calcio, e quindi per ciò che vogliamo per la vita: impegno e lealtà. Di più, davvero, non si può.
(Foto Keystone)