Il visionario
declina lo sguardo verso un altrove icastico. Propone immagini che
rappresentano un'altra faccia della realtà: la scompone e ne restituisce
significati inediti. Conduce a esplorare se stessi: in maniera iconoclasta.
Seduce perché provoca. Ammalia perché incita alla riflessione. Mette in
discussione il comune senso del sentire. Invoca un capovolgimento del punto di
osservazione. Destruttura poiché ha la speranza che si può osare e sfidare le
convenzioni. Non c'è nessun orizzonte utopico da raggiungere. Pone al centro
della sua analisi la contraddizione dell'uomo e si scaglia contro l'ipocrisia.
Stanley Kubrick,
nacque il 26 luglio del 1928, non era un cineasta ma un visionario. Il cinema
era per lui veicolo di un pensiero: spettacolare, all'avanguardia, critico,
sardonico. Storie esasperate, all'apparenza esagerate.
Regista meticoloso,
attento a ogni dettaglio. Usava la metafora, riuscendo a mettere in scena una
cruda rappresentazione della realtà. Autore di film capolavoro che sono da
vedere e rivedere.
“Il dottor
Stranamore” (1964): “Nel contesto dell'imminente distruzione del mondo, l'ipocrisia,
le incomprensioni, la lascivia, la paranoia, l'ambizione, gli eufemismi, il
patriottismo, l'eroismo ed anche la ragionevolezza possono evocare un'orribile
risata”.
“2001: odissea
nello spazio” (1968): “Ci sono certe aree del pensiero e della realtà, o
dell'irrealtà e dei desideri, che sono chiaramente inaccessibili alle parole.
La musica può accedere a queste aree. La pittura può penetrarle. Forme di
espressioni non verbali possono farlo. Ma le parole sono una camicia di forza
terribile”.
“Arancia Meccanica”
(1971): “È necessario che l'uomo possa scegliere tra bene e male e che ci sia
il caso in cui egli scelga il male. Privarlo di questa questa possibilità di
scelta significa renderlo qualcosa di inferiore all'umano, un'arancia
meccanica”.
“Full Metal Jacket”
(1987): “Uno degli aspetti che colpisce maggiormente nella guerra del Vietnam è
il modo in cui è stata manipolata da Washington ispirandosi ad Alice nel paese
delle meraviglie: i falchi intellettuali hanno tentato di abbellire la realtà
così come fanno le agenzie pubblicitarie”.
Pochi dubbi
sull'importanza dei suoi film sul cinema e sulla cultura della seconda metà del
Novecento.
Un genio che
scriveva, pensava e filmava. Prendeva spunto da un libro ma poi gli piaceva
cambiare il materiale di partenza, operando numerose correzioni. Capace di
trattare svariati generi: film storici, di fantascienza, horror, di guerra e di
satira politica.
In sintesi, un
grande tema lo stimolava: l'esistenza.
Innamorato degli
scacchi, una sua affermazione sul gioco spiega la sua “personale” filosofia di
vita: “Ti siedi alla scacchiera e, improvvisamente, il tuo cuore inizia a
battere forte; le mani tremano per raggiungere la pedina e muoverla. Ma gli
scacchi ti insegnano a sederti con calma e pensare se è davvero una buona idea
o se esiste una mossa migliore”.