StraLugano 2021
Corro, fatico, respiro, vivo
Il podismo è uno stile di vita, una passione avvolgente
Pubblicato il 29.08.2021 15:19
di Angelo Lungo
Il direttore è perentorio: scrivi un pezzo di colore. Certo, penso: il colore della sofferenza. Ritiro il pettorale. Mi incammino sul traguardo. Mi riscaldo: non mi è mai piaciuto. Sono le 18 e 20. Ci raccogliamo per salutare il sindaco podista: ci sarebbe stato anche a lui. Viene intonato il salmo svizzero. Guardo le mie gambe e le incito: non mi tradite. Ultracinquantenne: voglio il tempo. Non mi arrendo. Non cedo. Voglio sentire il soffio. L'ego: sentirsi ancora un podista. Ecco lo sparo. Si parte. Finiscono le voci. E si corre. Cala il silenzio. Il rumore della suola sul terreno e il ritmo del respiro: quanto li amo. Ma tutto scorre veloce. Non ci si può fermare. Rischi di restare indietro. Non è consentito. Passo al primo chilometro: 4 minuti e 18 secondi. Sono euforico. Ma l'io realista mi avverte: è lunga rallenta, non illuderti, ora percepisci la forza, ma lo sai che all'improvviso tutto può cambiare. Non rallento. L'io fallace mi spinge: osa. Attraversata Cassarate, arriviamo al ponte del Diavolo: lo soffro. Rallento. Spingo lungo il viale: il mio nemico nelle due ultime StraLugano. Sono sollevato siamo al Parco Ciani. Supero e sono superato. Ma il mio avversario è il mio me stesso: il limite che devo oltrepassare. Tutti stiamo facendo fatica, ognuno con le proprie forze: io li ammiro. I corridori sono una comunità: aperta e libera. Non guardo l'orologio: aspetto solo il cartello che mi indica quanti chilometri mancano. Ora il respiro è più affannoso. La mente mi inganna: fermati mi dice. Sorrido sardonico. E vado oltre. Lungolago, direzione Paradiso, sembra interminabile. I metri si allungano. Quante gare. Quanti allenamenti: sulla Scalinata degli Angioli e sulla Gradinata della Bressanella. Due chilometri ed è finita. La sicurezza di concludere. Il timore del tempo. Mi lancio. Sono deciso. La leggerezza dell'essere. La pesantezza del fisico. Ecco la mia felicità: sprazzi di esistenza viscerale. Giungo sul traguardo. Stremato. Guardo prima per terra. Alzo gli occhi al cielo: è di un colore languido, ammalia. Un lieve sorriso: sono piacevolmente insensibile. Arriva il momento topico: devo vedere l'orologio. Assaporo l'istante. Spero. Tempo: 44 minuti e 22 secondi. Temevo di essere diventato un tapascione, forse sono ancora un podista.
L'anno prossimo ci sarò ancora. Devo migliorarmi. Sconfiggere la mia età.
Nell'album The Wall i Pink Floyd cantavano Run Like Hell e così ho fatto Ho corso per la mia squadra: la Beneamata di Milano, è la luce che indica il mio destino, per sempre.
(foto Zocchetti)