CALCIO
Quel gran genio del mio amico
Un tecnico che non sta in panchina e che risulta imprescindibile in... tribuna
Pubblicato il 30.08.2021 09:06
di Giorgio Genetelli
Piove, fa freddo, è agosto e alla partita mancano tre ore: c’è tutto per appassire di noia. Neanche un’intervistina o una ragazza che passeggia, niente: alla SwissporArena (che nome ziobono, che nome!) siamo solo noi transumanti del calcio, i parlatori come me e i tuttofare come il John, un inglese aperto come un sole sulla grigia Lucerna.
Il John è il nostro tecnico, ma non chiedetemi dettagli, non ne so niente del mistero di una partita che entra dentro una telecamera, attraversa alberi infiniti e soffitti viola costellati di bottoni e lucine per giungere infine nelle case dove non sempre la domenica c’è vita oltre al calcio alla tivù. Non ne so niente, io parlo dentro a un microfono che nasconde lo stesso mistero delle immagini e porta la voce nell’iperspazio e magari non mi ascolta nessuno, ma non lo saprò mai. Ma il John sa tutto, invece, sembra circonfuso da un’aura intrecciata dai miliardi di fili che si dipanano con i colori dell’Arsenal, fino sul Rigi, credo.
Prova e regola i microfoni, e peccato che le sue parole non vadano in diretta. Si mette la mia cuffia, si collega con la regia e con voce da telecronista d’antan va via impetuoso: “Guten Tag, heute maccaroni e garibaldi, bla bla, Charlie George! Gooool!!! Italia zero, der beste Spieler und der beste Kommentator. Inzaghi! Pizza!”.
Poi si toglie la cuffia e mentre ci rotoliamo dalle risate, tanto non ci vede nessuno, alza il pollice e spara un The best! al mondo intero.
Fa la stessa cosa con la postazione francofona: “Bonjour, ça plan pour moi, obladì obladà! Oui, c’est but!!! French dressing and champagne. Johnny Halliday, man of the match!
Coi germanofoni sta schiscio e dice cose normali, ma facendomi gesti col pollice sottobanco che con quelli non si scherza.
Vico Rigassi scansati, arriva il John.