Calcio
"La mia Svizzera"
Il ticinese Gerosa racconta la sua avventura nella nazionale di Murat Yakin
Pubblicato il 31.08.2021 08:37
di Red.
Il ticinese Jean-Pierre Gerosa racconta, in una lunga e bella intervista sul Corriere del Ticino, la sua avventura con la nazionale rossocrociata.
«Osserverò attentamente tutte le avversarie che la Svizzera dovrà affrontare prossimamente, con il supporto di Vincent Cavin e di un analista video. Così facendo cercherò di fornire a Murat Yakin e al resto dei collaboratori dei suggerimenti che potrebbero risultare utili prima e durante le partite. Io sarò infatti collegato via auricolare con Cavin nel corso di ogni match. Ci tengo però a sottolineare che un analista tattico non si limita soltanto a studiare gli avversari. È infatti importante conoscere nel dettaglio anche la propria rosa - qualità, caratteristiche, personalità - e il modo di pensare del tecnico con il quale si sta collaborando, altrimenti viene a mancare una componente fondamentale del puzzle».
«In gergo - in tedesco - il mio ruolo si definisce proprio come “Spion”, nel senso buono. Potrei raccontare aneddoti per ore, ma uno dei più divertenti rimarrà sempre quello che mi vide coinvolto ai tempi in cui lavoravo per l’Irlanda con Giovanni Trapattoni. Ci giocavamo una sfida di capitale importanza contro l’Italia ed era fondamentale che io capissi se Andrea Pirlo sarebbe sceso in campo o meno, altrimenti il sistema di gioco degli azzurri sarebbe cambiato. Siccome ero reduce dai corsi di Coverciano per ottenere il patentino di allenatore, dovetti camuffarmi da agente di sicurezza della struttura d’allenamento per poter entrare senza farmi riconoscere. Fu davvero spassoso, anche se poco deontologico. Ma in fondo ora si può raccontare, ormai è caduto tutto in prescrizione».