CALCIO
Braga-Lugano: un divorzio inevitabile
Tutti i perché della separazione tra il club e il tecnico brasiliano
Pubblicato il 01.09.2021 17:24
di Luca Sciarini
No, non è una sorpresa. Non è il classico fulmine a ciel sereno.
Era soltanto una questione di tempo, ma era scontato che prima o poi Abel Braga sarebbe stato licenziato dalla nuova proprietà.
Il feeling non è mai scattato, anche perché le premesse non erano certe le migliori. E come ha spiegato oggi il CEO Martin Blaser “avevamo filosofie diverse, non potevamo lavorare assieme a lungo termine”.
Frasi già sentite in passato che, verosimili o no che siano, hanno sempre significato solo una cosa: la fine di un rapporto.
Da una parte una proprietà americana che si affida a manager svizzeri e tedeschi, che preferisce lavorare con allenatori giovani che sposino ciecamente la filosofia del club. Una figura aziendalista che sappia valorizzare i giovani e interagire con Chicago. Anche a livello linguistico.
Dall’altra un profilo come quello di Braga, tecnico dal curriculum impressionante ma abbarbicato su un metodo di lavoro probabilmente molto lontano da quello voluto dalla proprietà e dalla difficoltà nel comunicare con la parte teutonica e manageriale del nuovo Lugano.
Se a tutto questo ci mettiamo l’intervento un po’ maldestro e non richiesto nel giorno della presentazione di Mansueto e soci, quando Braga disse “questa è la terza proprietà che conosco in soli due mesi che sono a Lugano” e alcuni cambi non azzeccatissimi durante le partite, ecco che il gioco è fatto.
A facilitare l’uscita del tecnico anche la sconfitta di Sion, maturata con un gol al 94’ e di cui Braga questa mattina diceva, prima di lasciare lo stadio, “che sarebbe bastato buttare via quel pallone”.
Un pareggio avrebbe cambiato le cose? Probabilmente no.
Anche perché i segnali negli scorsi giorni erano piuttosto evidenti.
Dapprima il taglio di Hugo Moura, unico brasiliano voluto esplicitamente da Braga e poi la separazione da Covilo, tre giorni prima della partita contro i vallesani, giocatore ritenuto dal tecnico “indispensabile per le sue qualità fisiche”.
Decisioni che, unitamente al taglio di Macek, avevano innescato un colpo piuttosto duro al morale dello spogliatoio, sentitosi in quel momento smarrito e con un allenatore che aveva ormai perso di credibilità.
Questa mattina i giocatori sembravano dispiaciuti per l’esonero di Braga e sul loro volto e in alcune parole spiaccicate qua e là, si poteva leggere un sincero disorientamento.
Nemmeno la piazza ha reagito benissimo al licenziamento del tecnico, che con la sua pacatezza e la sua umanità, in poco tempo aveva conquistato i tifosi e fatto innamorare l’ex presidente Renzetti.
Se è vero che spiace molto per l’uomo Braga, è anche vero che chi mette i soldi e ha un progetto a lungo termine, non può farsi frenare dai sentimentalismi. Chi decide di investire nel mondo del calcio, ancorché miliardario, ha per forza di cose un disegno in testa che nessuno gli farà mai cambiare.
E allora avanti con il nuovo corso, con quella rivoluzione che ci si aspettava e che lentamente si sta perfezionando e con la consapevolezza che questa nuova dirigenza non ha certo paura di risultare impopolare.
Ora aspettiamo di conoscere il nome del nuovo allenatore e di vedere all’opera i nuovi acquisti.
Poi la linea, come amava dire l’ex presidente, la tireremo più in là.