Difficile
fare di più. Forse impossibile.
Alla fine è
un pareggio importante, per il modo in cui si è giocato a partire dalla mezz’ora
e per una classifica che ci lascia sempre sperare.
La prima «vera»
partita di Murat Yakin alla guida della nazionale finisce in crescendo, con un
pareggio tutto sommato meritato anche se sofferto. Molto sofferto.
L’Italia ha
avuto più occasioni, è vero, ma le due più importanti (contropiede di Berardi e
rigore sbagliato da Juninho) gliele abbiamo regalate noi. Errori che non
bisognerà più fare in futuro.
La domanda
che ci si potrebbe porre è questa: con i presunti titolari, avremmo ottenuto un
risultato migliore?
Difficile
dirlo, ma probabilmente no.
Murat Yakin,
ancorché in emergenza, ha tirato fuori dalla naftalina un giocatore come Frei,
che non veniva convocato da tre anni e Zakaria, che quando è entrato, è sembrato
un autentico leone.
Dopo un
avvio timoroso sono cresciuti pure Aebischer e parzialmente Sow.
Un applauso
anche per Seferovic, che ha lottato da solo là davanti, dopo più di due mesi di
inattività. Difficile fare di più in mezzo a due colossi come Chiellini e
Bonucci.
Sono piaciute
la vivacità di Vargas e la potenza di Garcia, entrati nella ripresa.
Tutto ciò
cosa vuol dire?
Semplicemente che la Svizzera non è soltanto quella che ormai Petkovic aveva scelto da anni e non aveva praticamente mai cambiato.
Semplicemente che la Svizzera non è soltanto quella che ormai Petkovic aveva scelto da anni e non aveva praticamente mai cambiato.
La nostra
nazionale ha scoperto di avere invece un bacino più ampio, giocatori di
prospettiva che hanno voglia di mettersi in mostra e che indossano con orgoglio
la nostra maglia.
Gli «intoccabili»
forse adesso non lo sono più.
Chiusura su
Sommer, magnifico anche questa sera. La sua bravura è stata quella di rimanere
in piedi nelle due occasioni più chiare degli azzurri.
Così come tutta
la Svizzera: in piedi e fiera.
Ora arriva l’Irlanda:
mercoledì sarà una partita difficile, che bisognerà cercare di vincere.
Vediamo
cosa si inventerà ancora il nostro mister. Che è partito con il piede giusto.