HOCKEY: INATTESO PASSO FALSO DEI LEVENTINESI A RAPPERSWIL
Cereda, quelle parole spazzate via
Alla vigilia della partita l'allenatore si era detto convinto dell'evoluzione della sua squadra
Pubblicato il 09.01.2021 23:15
di Luca Sciarini
Chissà cosa starà pensando Luca Cereda.
Ci piacerebbe essere nella sua testa per capire quali sono veramente i suoi pensieri.
Capire, con la sincerità che lo contraddistingue da quando è sulla panchina leventinese, cosa pensa di questo suo Ambrì.
Non uno sfogo post-partita fine a se stesso, ma una riflessione profonda sulla sua squadra. Che un uomo di estrema cultura sportiva come lui è senza dubbio capace di fare.
Se è vero che stiamo vivendo un campionato atipico, senza pubblico e con un calendario a dir poco bizzarro, è anche vero che prima o poi bisognerà iniziare a sfrondare questa stagione dagli alibi che dopo tre mesi non possono più valere.  
Dire che all’Ambrì manca uno straniero non è più una giustificazione, soprattutto perché la squadra ha dimostrato di poter sopperire a questa assenza.
Quello che colpisce, nella netta e per certi versi inattesa sconfitta di Rapperswil, è il ricordo delle parole pronunciate alla vigilia da Cereda.
Concetti improntati alla speranza o forse addirittura alla consapevolezza di essere in crescita.
“Dopo 24 partite vogliamo fare un passo avanti”, aveva detto l’allenatore. E ancora: “Voglio vedere un’evoluzione a livello di continuità e di costanza di rendimento”, per concludere con un: “Ci stiamo allenando bene, dobbiamo mettere in pista la stessa fame di giovedì contro i Lions”.
E allora è normale che la partita di ieri sera, alla luce delle parole del coach, assumeva i connotati di una vera e proprio prova da superare. Un esame che non si poteva fallire.
La sconfitta, sul piano numerico, cambia forse poco nella stagione dell’Ambrì. Ne siamo tutti consapevoli.
Ma è la brusca frenata, l’evoluzione che non c’è, il passo in avanti che non arriva. Questo deve preoccupare. Più di una classifica che in questo momento, oltre ad essere difficile da leggere (o interpretare), non è una priorità.
E allora siamo sicuri che Cereda ieri sera è tornato a casa preoccupato, con in testa la frustrazione di un messaggio che non passa con la continuità da lui auspicata.
E soprattutto cercando di arrovellarsi per capire dove sta sbagliando.