Chi si ricorda ancora di Francesco Flachi, che a cavallo degli anni novanta
era considerato uno dei giocatori più geniali del calcio italiano?
Dopo il debutto con la maglia della Fiorentina, nel 1999 andò a giocare per
la Sampdoria, dove divenne una vera e propria leggenda. 280 partite e ben 110
reti, molte con la fascia di capitano al braccio. I tifosi doriani lo
veneravano. Fu anche convocato per la nazionale azzurra.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, la fine, il buio. Era il 2007 quando
Flachi finisce nella rete di un controllo antidoping: il responso è glaciale. L’attaccante
aveva assunto cocaina. Due anni di squalifica.
Due anni a guardare i compagni, a riflettere sugli errori commessi. Poi il
rientro, che si pensava potesse finalmente rilanciarlo. Invece niente, l’anno
dopo, era il 2010, ancora la maledetta cocaina.
Questa volta la sentenza è spietata, definitiva: 12 anni (!) di squalifica.
In pratica la fine della carriera di calciatore. Aveva 35 anni Flachi e
nonostante non fosse più giovanissimo, avrebbe ancora voluto giocare.
In un’intervista degli scorsi giorni alla BBC ha detto: “Ho
sbagliato e ho pagato il mio debito. Adesso però sono pronto a rientrare”.
Il 12 gennaio 2022 la squalifica di Flachi scadrà e lui, a 46 anni, ha
voglia di tornare a giocare. Una voglia matta, che ogni giorno alimenta in un
centro fitness dove si sta rimettendo in forma.
Giocherà in Eccellenza (la quinta serie italiana), nella formazione toscana
del Signa 1914, per dimostrare di essere ancora forte o forse per chiudere
definitivamente la (lunga) parentesi più buia della sua vita.
E poi frequenterà il corso di allenatori, per regalare la sua genialità
anche da bordocampo. Adesso che ha vinto la battaglia più difficile, avrà
sicuramente qualcosa da raccontare e perché no, insegnare.