HOCKEY
Bella la squadra, bellissima la pista
Di sabato non c'è solo il ricordo della nuova Arena: si è visto anche un bel progetto sportivo
Pubblicato il 13.09.2021 07:54
di Joe Pieracci
In tanti hanno varcato quelle porte timidamente, chiedendo informazioni agli addetti alla sicurezza. “Dov'è l'entrata?”, oppure “dov'è il mio seggiolino?”. Perché non è stato come andare alla vecchia Valascia, dove ognuno aveva il suo posto - ed era quello da anni - e semmai dovevi fare attenzione a non sbattere la testa sullo spigolo di un asse o su un bullone. E' stato un po' come andare per la prima volta alla Scala di Milano. C'era grande curiosità, ma anche un po' di smarrimento. Una sorta di timida riverenza. Poi sono iniziate le emozioni. Una bomba di emozioni.
“Oggi non vince solo un presidente o una società - ha attaccato un sempre più istrionico Filippo Lombardi nel discorso di inaugurazione - oggi vince una valle, una regione, un popolo intero che crede nei suoi valori, nella sua identità e nella sua unità. Oggi vincono tutti quelli che hanno voluto questa arena”.
E ha ragione il presidente. Perché un’identità non si ha; un’identità si diventa, costruendola, difendendola e quando necessario ricostruendola. E senza questa nuova pista, questa identità l'avremmo persa nella memoria della storia.
Alla prima Montanara tanti occhi erano arrossati e parecchie guance erano bagnate da lacrime di gioia. La Gottardo Arena era già diventata la nuova casa del suo popolo. Poi i ragazzi di Luca Cereda hanno fatto il resto.
E' solo hockey estivo. Ci saranno momento difficili. E l'Ambrì può crescere ancora. Ma questa squadra ha davvero un grande potenziale. Anzitutto perché ci crede, c'è una sorta di alchimia generale: i giocatori hanno sposato il progetto della società e del team di tecnici che li guida. Poi perché quest'estate il DS Paolo Duca ha fatto un buon lavoro sul mercato e c'è un taso tecnico nettamente superiore a quello dell'anno scorso.
Questo team ha una sua chiara identità: è veloce in fase di transizione, a volte addirittura esplosivo, fa un buon pressing, ha anche una certa fisicità. Nel gioco c'è ordine: tutti sanno quello che devono fare. Nei movimenti dei singoli c'è concentrazione: ci sono pochi errori individuali.
E' un Ambrì che arriva facilmente davanti alla porta avversaria creando situazioni potenzialmente pericolose. E che ha giocatori con killer instinct che sanno essere decisivi.
Chi è uscito da quella pista a fine partita aveva il cuore gonfio di felicità. Perché continua un sogno iniziato nel lontano 1937. E perché è un Ambrì che quest’inverno ci farà divertire.