CALCIO: LA BELLA STORIA DI DJURIC CHE HA TROVATO LA FELICITÀ FUORI DAL TICINO
Papà Igor, tra amore, calcio e... virus
Il difensore Djuric, cresciuto nel Bellinzona, gioca da cinque stagioni a Neuchâtel
Pubblicato il 12.01.2021 16:57
di Luca Sciarini
Non è stato un anno facile per Igor Djuric: prima la retrocessione con lo Xamax, poi l’inizio di stagione decisamente complicato, il virus e ora un problemino al ginocchio. Un altro, nella sua carriera fatta di brutti infortuni dai quali però è sempre riuscito ad emergere più forte di prima.
A marzo Igor riuscirà però a dimenticare tutte le cose brutte che gli sono successe lo scorso anno. Diventerà infatti papà per la prima volta: sarà una bambina.
L’amore, così come la consacrazione calcistica, li ha trovati fuori dal Ticino.
“Come capita spesso nella vita è stato un po’ il caso a decidere. Dovevo andare in India con Zambrotta ma per problemi di visto il trasferimento è saltato. Poi è venuta fuori l’occasione a Neuchâtel e ho deciso di rimettermi in gioco qui in Svizzera. Non mi sarei mai aspettato di restare qui così a lungo e invece…”.
E si è trovato così bene che ormai ha messo su famiglia.
“È proprio così. Anche dopo il calcio ho deciso che resterò a vivere qui. La mia ragazza è di Montreux e qui ci sono più opportunità di lavoro rispetto al Ticino. Mi piacerebbe restare nel mondo del calcio: ho iniziato a fare il patentino di allenatore, però mi vedrei bene anche come manager. Parlo parecchie lingue e alcune le sto ancora perfezionando con dei corsi”.
Igor si sta dando da fare fuori dal campo ma il contratto con lo Xamax andrà avanti fino al 2022. E poi?
“Adesso ho 32 anni e ancora tanta voglia di giocare. Fisicamente, nonostante  cinque interventi alle ginocchia, sto piuttosto bene tanto che se andrò avanti così potrò fare ancora 3-4 stagioni. Ovviamente mi piacerebbe restare allo Xamax dove ormai mi trovo come in una famiglia”.
Una famiglia che però, calcisticamente parlando, esce da un 2020 difficile.
“Purtroppo dopo la retrocessione la società ha deciso di cambiare 18 giocatori. A settembre al primo allenamento eravamo soltanto in otto e senza amichevoli abbiamo iniziato la stagione. Era piuttosto prevedibile che saremmo andati incontro a qualche problema. La società comunque lo sa che questa è una stagione di transizione”.
La classifica è bruttina e ora bisognerà pensare a salvarsi, vero?
“Purtroppo è così. Sono convinto che ce la faremo ma ovviamente dovremo partire subito forte e fare punti pesanti. In tanti mi chiedono come facciamo a trovarci in quella posizione: rispondo che abbiamo subito tanti gol stupidi in contropiede e ne abbiamo falliti altrettanti. Direi che è proprio una stagione storta”.
Risultati che hanno portato al licenziamento di Henchoz a Natale e l’arrivo di Binotto.
“Per me Henchoz non ha nessuna colpa, ha fatto il possibile. Purtroppo siamo stati noi giocatori a commettere degli errori ingenui. Binotto invece l’ho visto molto preparato con tanta positività. È un allenatore moderno, penso che ci porterà tante cose buone”.
Detto del calcio e dell’amore, chiudiamo con il capitolo Covid. Un virus che anche Igor, come tanti sportivi, ha preso.
“In squadra siamo addirittura in 14 ad averlo preso. E purtroppo quando stavamo riemergendo in campionato con tre vittorie consecutive è arrivato questo maledetto virus. E da lì non ci siamo più ripresi. Difficile non attaccarselo quando si gioca insieme e questo nonostante ci fossimo divisi in quattro spogliatoi”.
E il tuo virus com’è stato?
”Io l’ho avuto a inizio settembre, dopo la partita contro l’Aarau. Il giorno dopo ho iniziato ad avere 39,3 di febbre e allora ho fatto il tampone. Sorprendentemente è risultato negativo. I sintomi però, tra cui anche un forte mal di schiena, sono andati avanti ancora per un paio di giorni, così ho rifatto il tampone, che stavolta è uscito positivo. Purtroppo ho contagiato anche la mia ragazza che è incinta, ma lei fortunatamente ha avuto “solo” una forte tosse e ha perso gusto e olfatto. Cosa che a me è durata soltanto 3-4 giorni. Per fortuna ora è tutto alle spalle”.