Non è stato un
anno facile per Igor Djuric: prima la retrocessione con lo Xamax, poi l’inizio
di stagione decisamente complicato, il virus e ora un problemino al ginocchio.
Un altro, nella sua carriera fatta di brutti infortuni dai quali però è sempre
riuscito ad emergere più forte di prima.
A marzo Igor
riuscirà però a dimenticare tutte le cose brutte che gli sono successe lo
scorso anno. Diventerà infatti papà per la prima volta: sarà una bambina.
L’amore, così
come la consacrazione calcistica, li ha trovati fuori dal Ticino.
“Come capita
spesso nella vita è stato un po’ il caso a decidere. Dovevo andare in India con
Zambrotta ma per problemi di visto il trasferimento è saltato. Poi è venuta
fuori l’occasione a Neuchâtel e ho deciso di rimettermi in gioco qui in
Svizzera. Non mi sarei mai aspettato di restare qui così a lungo e invece…”.
E si è trovato
così bene che ormai ha messo su famiglia.
“È proprio così. Anche
dopo il calcio ho deciso che resterò a vivere qui. La mia ragazza è di Montreux
e qui ci sono più opportunità di lavoro rispetto al Ticino. Mi piacerebbe
restare nel mondo del calcio: ho iniziato a fare il patentino di allenatore, però
mi vedrei bene anche come manager. Parlo parecchie lingue e alcune le sto
ancora perfezionando con dei corsi”.
Igor si sta
dando da fare fuori dal campo ma il contratto con lo Xamax andrà avanti fino al
2022. E poi?
“Adesso ho 32
anni e ancora tanta voglia di giocare. Fisicamente, nonostante cinque interventi alle ginocchia, sto
piuttosto bene tanto che se andrò avanti così potrò fare ancora 3-4 stagioni.
Ovviamente mi piacerebbe restare allo Xamax dove ormai mi trovo come in una
famiglia”.
Una famiglia
che però, calcisticamente parlando, esce da un 2020 difficile.
“Purtroppo dopo
la retrocessione la società ha deciso di cambiare 18 giocatori. A settembre al
primo allenamento eravamo soltanto in otto e senza amichevoli abbiamo iniziato
la stagione. Era piuttosto prevedibile che saremmo andati incontro a qualche
problema. La società comunque lo sa che questa è una stagione di transizione”.
La classifica
è bruttina e ora bisognerà pensare a salvarsi, vero?
“Purtroppo è
così. Sono convinto che ce la faremo ma ovviamente dovremo partire subito forte
e fare punti pesanti. In tanti mi chiedono come facciamo a trovarci in quella
posizione: rispondo che abbiamo subito tanti gol stupidi in contropiede e ne
abbiamo falliti altrettanti. Direi che è proprio una stagione storta”.
Risultati che hanno
portato al licenziamento di Henchoz a Natale e l’arrivo di Binotto.
“Per me Henchoz non
ha nessuna colpa, ha fatto il possibile. Purtroppo siamo stati noi giocatori a
commettere degli errori ingenui. Binotto invece l’ho visto molto preparato con
tanta positività. È un allenatore moderno, penso che ci porterà tante cose
buone”.
Detto del
calcio e dell’amore, chiudiamo con il capitolo Covid. Un virus che anche Igor,
come tanti sportivi, ha preso.
“In squadra siamo
addirittura in 14 ad averlo preso. E purtroppo quando stavamo riemergendo in
campionato con tre vittorie consecutive è arrivato questo maledetto virus. E da
lì non ci siamo più ripresi. Difficile non attaccarselo quando si gioca insieme
e questo nonostante ci fossimo divisi in quattro spogliatoi”.
E il tuo virus
com’è stato?
”Io l’ho avuto a
inizio settembre, dopo la partita contro l’Aarau. Il giorno dopo ho iniziato ad
avere 39,3 di febbre e allora ho fatto il tampone. Sorprendentemente è
risultato negativo. I sintomi però, tra cui anche un forte mal di schiena, sono
andati avanti ancora per un paio di giorni, così ho rifatto il tampone, che
stavolta è uscito positivo. Purtroppo ho contagiato anche la mia ragazza che è
incinta, ma lei fortunatamente ha avuto “solo” una forte tosse e ha perso gusto
e olfatto. Cosa che a me è durata soltanto 3-4 giorni. Per fortuna ora è tutto
alle spalle”.