CALCIO
Gavi come Santana
Le giocate del giovane spagnolo e la musica del chitarrista messicano si sovrappongono
Pubblicato il 16.10.2021 08:47
di Giorgio Genetelli
Carlos Santana con la chitarra e Steve Winwood, il bambino d’oro, al canto hanno appena regalato al mondo una versione di A whiter shade of pale, canzone che conoscono tutti gli abitanti del pianeta, ma che a questo punto è forse irripetibile. Provate a sentirla mentre guardate Gavi che inventa il ritmo di una partita e si vedrà che le cose sono sovrapposte e poggiano su strati di talento che arrivano dal passato, dai Procol Harum dei folgoranti anni Sessanta a Iniesta e Xavi dei tormentati Duemila che loro due hanno però addolcito con il miele di un’arte sublime. Con Gavi, Barcellona, 17 anni appena compiuti, si va nel futuro con un modo di giocare antico, e se non ci fosse dietro talento e lavoro parrebbe una roba da strada, tanto è naturale.
Naturalmente (avverbio fuori posto, nella considerazione che segue tutto è tranne che affidato alla natura) ci sono già di mezzo i mercanti, che il Barcellona vuole tenere lontani con una clausola rescissoria da un miliardo di euro, visto che i debiti, visto che Messi a parametro zero, eccetera, e avanti con i disastri della moneta.
Gavi però, come le vergini di A whiter shade of pale, va guardato per quello che è senza toccarlo, un ragazzo che copre di corse e palleggi tutto l’immenso Camp Nou come ha fatto nella sera di San Siro che l’ha visto sconfitto nel punteggio da una Francia che ne è stata però completamente soggiogata.
Mi pareva di sentirla la chitarra di Santana, dalle note allungate che all’improvviso si fanno sincopate, per poi aprirsi a un suono vasto come l’universo, e l’aveva dentro anche Gavi, che magari nemmeno conosce il grande Carlos, ma che facendo parte della cerchia ne inalava il respiro per poi buttare fuori dai piedi tutto ciò che del calcio è la magia.
A sentire Santana, a vedere Gavi, viene proprio voglia di andare avanti.