È la Serie A
degli allenatori. I campioni non arrivano, anzi partono. I club italiani non
hanno la forza economica di acquistare il fuoriclasse. E anche i talenti
latitano. In Italia non c'è né un Pedri né un Gavi.
Secondo Horst Wein, l'ispiratore della cantera, il brain training
comincia dagli 8 ai 12 anni. I ragazzini vanno allenati ad eseguire la scelta
giusta in campo nel minor tempo. Gli italiani nelle giovanili fanno sedute
della durata di oltre due ore, mentre in Spagna mai più di 60 minuti e si
privilegia l'intensità. Vengono formati al ruolo, che poi sanno interpretare con
sagacia fin dal debutto. Contro l'Italia Gavi, di anni 17,
dettava passaggi e indicava la giocata: sapeva cosa fare, sempre.
Ritorna il Campionato
e la partita di cartello è Juve-Roma. Un tempo sarebbe stata incentrata
sul confronto Del Piero-Totti. Ora i duellanti sono i tecnici: Max
versus Mou. I due non si amano. Allegri, a proposito del rivale,
alla trasmissione le “Iene” disse: “Ripete sempre le stesse cose, dietro
quell'arroganza si nasconde l'insicurezza”. E Mourinho dopo aver battuto
il livornese, con il Manchester, in Champions a Torino, si mise
la mano all'orecchio e indicò il segno del Triplete.
Eppure i due si
somigliano molto. Tatticamente non hanno soverchie ambizioni: poco
interessa dominare il gioco. Privilegiano la difesa. Sono dei pragmatici, che
mirano al risultato. Hanno il carisma di chi vuole essere autorevole e non
autoritario. Catalizzano le polemiche: fanno da specchio. Proteggono i
giocatori, ma li vogliono sempre pronti a dare il massimo. Sono condottieri che
si aspettano di essere seguiti, sempre e ovunque.
Spiega Fabio
Capello: “Mourinho e Allegri fanno il vino con l'uva che
hanno, e di solito è un vino molto buono”.
Ma hanno anche
delle differenze. Il portoghese parla in maniera forbita, esprime
concetti talvolta forti, talvolta sottili con arguzia. E rischia, quando è alle
strette non teme di ribaltare la situazione. Allegri rimane se stesso
anche nei momenti di maggiore difficoltà: non crede nella mossa della
disperazione.
Vecchi? Superati?
Lo dirà il campo. Certo hanno una grande passione. Mostrano un attaccamento a
un mondo che sentono e vivono come proprio.
Attenzione alle
vicende del terreno verde. Ma se la partita non filerà liscia, beh allora il
dopo gara sarà imperdibile. Il tempo passa, ma Mou non smette di sentire
il rumore dei nemici.