Calcio
Non sparate sul giornalista
Semine-Locarno e le storie di personaggi che prima concedono le interviste e poi le ritrattano
Pubblicato il 16.10.2021 12:35
di Carlo Scolozzi
Non la chiameremo omertà per non utilizzare termini che si adoperano a situazioni molto più importanti e complesse, la tratteggeremo invece come paura di parlare. Paura doppia, perché viene dopo avere rilasciato l'intervista. Mi chiamo Carlo Scolozzi e sono un giornalista, appartengo a quella categoria molto invisa alla gente comune che ci considera degli imbrattacarte e dei ciarlatani, ma poi divora giornali e si appassiona ai dibattitti in televisione.
La patata bollente di Semine-Locarno mi ha fatto buttare nel cesso due interviste già bell'e pronte e confezionate, con l'assenso dei diritti interessati e ci mancherebbe, mica siamo a Guantanamo ed estorciamo dichiarazioni con la forza. Curioso, a volte, il comportamento di quell'essere vivente che si chiama uomo. Prima fa andare la lingua a gogo, condisce il proprio racconto di particolari, poi è protagonista di un bizzarro dietrofront, perché Tizio, Caio o Sempronio gli hanno detto che è meglio non parlare o glielo hanno addirittura imposto. 
Le società che non vogliono parlare hanno il diritto di non farlo, come il giornalista ha il diritto di essere trattato come un professionista che dedica tempo sia a intervistare che a scrivere. Non ci si ricorda improvvisamente di avere parlato senza l'ok della propria dirigenza, o contro il parere negativo di qualcuno. Se si apre il libro, come si dice in Ticino, poi non lo si chiude bruscamente in faccia a quell'imbecille del giornalista che si era bevuto tutto, compresa la possibilità ghiotta di fare un cosiddetto scoop.
La cosa più grottesca di questa vicenda, dopo i calci in campo, sono queste mancanze di rispetto nei confronti della dignità dello scribacchino in questione. Qualcuno mi ha addirittura risposto: "Ti ho fatto perdere cinque minuti". A tutta testimonianza della scarsissima rispettabilità di cui gode questa professione. I soggetti in questione avrebbero avuto anche il privilegio che l'intervista gli fosse letta prima della pubblicazione, ma niente, contro certi pregiudizi non c'è proprio nulla da fare. Semine-Locarno, ovvero calci in campo e calci alla dignità del giornalista.