Dominic Zwerger lo si conosceva già; sovente ha deliziato la platea della Valascia strappando applausi con le sue giocate da fromboliere.
Di Inti Pestoni si avevano solo dei “ricordi d’infanzia” quando realmente era il “giovane Pestoni”. Oggi un pochino più cresciutello, è tornato all’ovile dividendo la tifoseria fra chi sperava di ritrovarlo a fare magie come un tempo e chi era scettico sulla sua capacità di abnegazione verso il gioco richiesto da Cereda.
Questi due hanno un difettuccio: da soli non girano. Certo, perché senza una spalla che li possa supportare la loro tipologia di gioco diventa fine a sé stessa e va a scemare su quella finta di troppo o quel passaggio non compreso dai compagni di linea.
Messi assieme e concesso loro il giusto tempo per capirsi e conoscersi meglio, il motore ha iniziato a girare. Lo si è visto anche ieri sera: quantità ma soprattutto qualità.
Giocate, passaggi, finte e, cosa fondamentali, reti. Reti pesantissime.
Se poi al direttore d’orchestra arriva l’intuizione di infilare nel terzetto uno “quadrato” e solido come Daniele Grassi, il cocktail è servito. Ed è di quelli gustosi, che fanno girare la testa.
Questa perfetta alchimia ha permesso ieri all’Ambrì Piotta di travestirsi da orso (ndr: in riferimento al parallelismo della partita di sabato a Berna) e ribaltare una partita che sembrava si stesse trasformando in una di quelle serate storte da mugugni e rimpianti. Sensazioni che ad Ambrì purtroppo conosciamo benissimo.
E invece no: si è vinto e soprattutto convinto. Ma la cosa più bella, è che lo si è fatto grazie a giocate di pura classe. Perché va bene la grinta e il carattere, ma quando vedi quel disco del “giovane Inti” spazzare via la regnatela del sette avversario, capisci che quest’anno l’Ambrì può essere qualcosa di diverso dal solito.