Calcio
Il fascino di Olympia
Il padrone alza il braccio destro destra ritto e teso verso il pubblico, come se attendesse un’altra aquila ancora in volo
Pubblicato il 21.10.2021 10:36
di Giorgio Genetelli
 Che bella l’aquila, simbolo di fierezza e libertà. Vola libera nei cieli, ma spesso l’uomo la piega ai suoi scopi, tipo facendola volare in uno stadio prima delle partite. Le dà anche nomignoli, l’uomo, per benevolenza o distinzione. La difficile addomesticazione dell’aquila è un’arte e piegarla al modo di pensare dell’uomo è necessario per entrare in simbiosi, per riuscire un giorno a farla volare e poi tornare sulla mano guantata, docile e sempre fiera come il suo camerata falconiere.
Alla Lazio, per rendere vivo lo stemma del club, sono riusciti nella non facile impresa di addomesticare un’aquila e farla volare sulle sue ali e su quelle della musica prima di ogni partita casalinga. Un momento emozionante, forse anche per l’aquila antropizzata a puntino. L’hanno chiamata Olympia, come il sito archeologico che fu la sede degli antichi Giochi, o come se fosse la figlia e la madre dell’Olimpico stesso, lo stadio di Roma.
Quando Olympia ritorna sulla mano guantata e protesa del falconiere, dopo l’emozionante planata su boschi di braccia tese, ha lo sguardo innocente e severo del suo stesso padrone. E il padrone, con l’aquila aggrappata alla sua mano sinistra, alza il braccio destro destra ritto e teso verso il pubblico, come se attendesse un’altra aquila ancora in volo. È così coinvolgente quel braccio alzato, così in intimità con l’animale, che anche l’aquila Olympia prova a tendere un’ala, per simbiosi, per empatia.
A quel punto al falconiere spagnolo assoldato dalla Lazio per quell’opera di fratellanza tra uomo e animale, tra aquila e popolo, gli spuntano anche due lacrime sul volto franco. Che fascino, che Ovra.