Calcio
"Vi racconto il mio Lugano"
Martin Blaser, raggiante per l'impresa di Coppa, a tutto tondo sul Corriere del Ticino
Pubblicato il 29.10.2021 07:25
di Red.
Martin Blaser, CEO del Lugano, è ancora raggiante per l'impresa di Coppa Svizzera contro lo Young Boys e si racconta al Corriere del Ticino.
«Personalmente ho un feeling speciale con la Coppa Svizzera: nel 2002 ne ho acquistato i diritti commerciali per il periodo 2003-2008. E tutt’ora sono convinto del valore della competizione, qui più che in altri Paesi. Vincerla significa vincere sei partite, il che è un po’ più semplice che conquistare un campionato. Quando è stato sorteggiato lo Young Boys come nostro avversario, ho subito fatto una riunione interna. Con l’obiettivo di creare un progetto attorno a questa sfida. Ne è scaturita l’iniziativa delle porte aperte. Per il club si trattava di un test su più livelli: volevamo capire come avrebbe reagito la città, la regione". 
«Sarò onesto. Non mi aspetto che chi era allo stadio mercoledì, e solitamente non è a Cornaredo, tornerà sicuramente in futuro. L’asticella attuale, per il Lugano, è quella conosciuta e realistica: 3.000 persone circa. Non basta un’iniziativa per cambiare la situazione. È vero, un certo margine di crescita c’è, ma i fattori che lo influenzano sono molteplici. A partire dall’infrastruttura. Che, ammettiamolo, è tutto fuorché invitante: a livello di accessi, di servizi sanitari, di ristoro". 
«Siamo al 4% del nostro lavoro. Stiamo ragionando su cinque dipartimenti e, va da sé, quello sportivo (“Sports”) ha avuto la priorità. I restanti saranno “Commercial”, “Digital & Innovation”, “Operations & Stadium” e “Corporate Services”. Ora è nostra intenzione focalizzarci sulla parte commerciale, con l’obiettivo poi di poter essere operativi con una struttura che riteniamo adeguata dal 1. luglio 2022».
«Volerò a Chicago il 10 novembre, sfruttando la riapertura dei voli per gli Stati Uniti. Saranno quattro giorni intensi, di lavoro, con una missione molto precisa: sondare tutte le possibili sinergie tra i Fire e il Lugano. E non solo quelle sportive. Fuori dal campo, per fare un esempio concreto, bisogna chiedersi se non sia il caso di sfruttare degli strumenti e delle competenze che hanno già dato buona prova di sé. Mi viene in mente il sito web. Banalmente, anche per spendere meno. Insomma, vorrei tornare dagli States avendo chiari, nella mente, i settori da sviluppare insieme. L’incontro con Joe Mansueto, inoltre, dovrebbe permettermi di scoprire quando sarà lui a raggiungerci a Lugano».
«Dopo aver battuto lo Young Boys sono andato a cena con Carlos Da Silva. E, senza fare voli pindarici, perché conosciamo bene le trappole del calcio in Svizzera, ho osato espormi. Dicendogli che, a oggi, non si può certo parlare di una scelta sbagliata. Mattia è una sorta di CEO numero due. Sul campo, dove la sua professionalità è indiscutibile, e fuori. Penso alla sua empatia, al fatto che è una persona del territorio, capace sul piano della comunicazione. E non solo».