SPORT
La disperazione del tifoso
Sono andato a vedere l'Ambrì: come in tutte le piste, tanto ordine e disciplina. Forse troppo.
Pubblicato il 31.10.2021 13:53
di Giorgio Genetelli
La disperazione del tifoso
Sono andato col Meo alla nuova pista innominata dell’HCAP, anche se appena scesi dal treno lui si è indirizzato verso la vecchia Valascia, che peraltro aveva visitato una sola volta, vuota e d’estate, estasiato dalla zamboni in rimessa.
Una volta convinto a passare dalla Piccola Venezia, ha attraversato l’aeroporto con passo allungatissimo verso la brillante costruzione e ci siamo entrati di slancio in clamoroso anticipo. Dopo un po’ di giri all’interno, per prendere tempo, abbiamo bevuto una birretta e mangiato un hotdog, freddino e costoso. Però, insomma, lo stadio ancora vuoto fa davvero impressione: lucido, preciso, ma con delle scale tra le tribune, ripidissime e senza corrimano, che se inciampi in cima finisci dritto sulla panca dei penalizzati.
Poi la pista si è riempita, musica a demolire l’udito, squadre sul ghiaccio e via.
Disperazione! Parola molto di moda per descrivere l’atteggiamento da tenere sul ghiaccio, ma che a me serve per descrivere lo stato d’animo che mi ha pervaso. Seduto comodamente di fronte alla Curva Sud stipata mi ha preso proprio uno stato disperato, quello del tifoso passionale e antico costretto a stare seduto, mentre la Gioventù Biancoblù si esibiva stipata e calda.
Ero contento per il Meo, che se la godeva, lui che in piedi nella bolgia me lo ammazzano, tanto è insicuro. Ma nella pienezza d’animo di far felice il mio grande amico, sono sprofondato nella disperazione.
La nuova pista ancora innominata è strutturata in modo anglicano e ha tratti clinici in antitesi con il furore del gioco (ma anche quello, dopo una decina di minuti infuocati si è andato spegnendo). Da seduto tra seduti, il pathos è fuggito nella vecchia Valascia spenta. Ordinato e catalogato, mi sono fatto accompagnare dalla noia fino al supplementare, addirittura.
Siamo usciti con la stessa calma strutturata. Il Meo era entusiasta, per la zamboni, per i tifosi dell’Ajoie a un passo da noi, per le confuse botte, confondendo il bianco avversario con il blu dei nostri. Io, dico la verità, sono disperato per la deriva di ordine e disciplina che ingabbia gli spettatori in una sala operatoria bianca e blu. Una deriva che ha toccato tutti i nuovi impianti, per regolamento, come quello di Losanna, la Tuiliére dove mi trovo adesso, anch’essa bianca e blu, discotecara e asettica.
Dove la disperazione aleggia sì. Almeno la mia. 
(Foto Putzu)