Campionato italiano
Arbitri, troppi errori
Roma-Milan conferma le ambizioni dei rossoneri ma sono le giacchette nere a far discutere
Pubblicato il 02.11.2021 11:22
di Angelo Lungo
Poco spettacolo e tante polemiche. L'ultima giornata di campionato ha confermato che in Italia esiste un problema arbitrale. Cambiano i dirigenti ma i risultati sono sempre gli stessi. Ora si è arrivati al paradosso che le interpretazioni e le disposizioni mutano di settimana in settimana. Roma-Milan è stata emblematica. Direzione di Maresca pessima, costellata da errori marchiani. L'Associazione arbitri italiani è come un fortino ben difeso, su cui aleggiano misteri e silenzi. I fischietti italiani sono alle prese con un ricambio generazionale che funziona a corrente alternata. Ma quello che è discutibile è il metro dell'arbitraggio. Il designatore Rocchi, bontà sua, era stato chiaro: si dovevano fischiare solo rigori “molto seri” e il ricorso al Var non è sinonimo di “penalizzazione” circa l'operato di un arbitro. Risultato dopo 10 turni i rigori concessi sono già 48, contro i 21 assegnati nella Premier. Tira una brutta aria per i difensori in area di rigore. Capello ha fatto notare che il calcio non è il basket e non si tratta di un gioco di non contatto. E la Var? Addomesticata. Ridotta a un orpello. Doveva mettere fine ai sospetti, risolvere i casi controversi, ma il suo uso discrezionale ne alimenta ancora di più. L'impressione è che la si voglia depotenziata.
Il campo ha sancito che Milan e Napoli navigano a vele spiegate, sospinte da un vento favorevole. Le avversarie si sono dileguate. La classifica riporta un dato esemplificativo e spiega molto: i campani hanno subito solo 3 reti. Nessuno si difende come gli azzurri. I numeri parlano chiaro. Nei migliori campionati europei è un record, pareggiato dal Chelsea che, però, ha giocato una partita in meno. Si conferma che in Italia è destinato a prevalere non chi segna di più, ma chi subisce di meno. L'esaltazione dell'1 a 0 è classica, fa parte di una precisa cultura calcistica: quella che premia il cinismo del risultato, poco importa come ottenuto.
Ma anche i rossoneri sono solidi, la loro retroguardia è impostata in maniera granitica dove sta svettando un centrale, che probabilmente sta dando il massimo della sua carriera, come Simon Kjaer.
Lo scudetto si vince così, altro che tutti all'attacco.