Calcio
Elsener a Roma
39 anni dopo è ora di replicare quel successo
Pubblicato il 10.11.2021 14:21
di Giorgio Genetelli
Poi voi magari gli anni Ottanta li schifate, oppure non ne sapete niente, ma già allora conquistare Roma si poteva eccome. Anzi, forse solo allora, forse solo una volta, forse per caso, forse per disattenzione o furbizia. Ma si può, ve lo dico io che mi chiamo Rudolf Elsener, per gli amici Ruedi.
Voi dite: eh, ma questa Italia di oggi è campione d’Europa. E io vi dico che quella che ho battuto io era campione del mondo. Del mondo! Capito?
Era una giornata autunnale anche quella, il 27 ottobre del 1982, anche quella volta a Roma, con il pubblico italiano ebbro di gloria a festeggiare uno squadrone che in luglio aveva vinto il Mondiale di Spagna, eliminando Argentina, Brasile e battendo in finale la Germania. La città non aveva occhi che per Paolo Rossi e Bruno Conti, Antognoni e Tardelli, Scirea e Cabrini. A noi riservavano pacche sulle spalle, come si fa con i ragazzini alle prime armi. Del resto, non avevano tutti i torti, noi al Mondiale ci eravamo andati l’ultima volta nel ’66 e agli Europei mai.
C’era anche la banda a suonare e anche se allora non c’era ancora la moda di cantare gli inni venivano i brividi. Il pubblico in estasi, i campioni del mondo fieri e invincibili. E noi, che ci consideravano i cugini delle guardie del Papa e nulla più. Ma occhio al dettaglio: pochi giorni prima del Mondiale, in amichevole a Ginevra, li avevamo inchiodati sul pari.
Com’è come non è, dopo un primo tempo guardingo, cominciamo il secondo con un altro piglio e dopo una decina di minuti Decastel mi consegna un pallone sui venti metri, mi giro, vedo Claudio Sulser, gliela passo e scatto in area. Il pallone mi ritorna perfetto e con un pallonetto di sinistro (loro lo chiameranno cucchiaio, più in là) mi faccio beffe di Bordon. Gol, con esultanza smodata che a momenti mi faccio anche male.
Poi loro si sentono offesi nell’orgoglio, ma noi non li facciamo passare più. Alla fine sono incazzati anche con le guardie del Papa, intanto che noi ci rendiamo conto che è la prima vittoria svizzera in Italia e allora ci scappa da ridere
Mi pare che trentanove anni da allora siano davvero troppi. È ora di tornare a vincere. Forza ragazzi, si può, lo avete visto.