Sembra incredibile, ma nella
stagione del gaudio collettivo, il malumore inizia a serpeggiare fra le tribune
della nuova pista, benché la velocità di crociera sia decisamente
soddisfacente.
Se in curva si è ancora concentrati a “fare tifo”, nelle più comode seggioline degli spalti qualcuno inizia ad arricciare il naso.
Si sentono i primi commenti negativi e si odono anche dei fischi. Con una squadra settima in classifica e che sta disputando una stagione finora incoraggiante, il tutto sembra un po’ fuori dal mondo.
Ma la tribuna, forse per la sua posizione strategica e la sua comodità delle poltroncine, è il posto dal quale si vedono sempre le cose in anticipo. Anzi, addirittura le si prevedono. È sempre stato così e sempre lo sarà. Nel bene e nel male.
Sul banco degli imputati stavolta ci sono finiti gli stranieri. Cereda li difende, perlomeno nelle interviste che leggiamo e sentiamo, ma statistiche alla mano non segnano da più di un mese. Dallo scorso 16 di ottobre. È vero che di mezzo ci sono stati dieci giorni di pausa ma la sostanza non cambia.
La tribuna mugugna, si confronta, si arrabbia e alla fine sbotta.
Insomma, era da un bel po’ che ai piedi del Gottardo non si vedevano stranieri così inconcludenti. I numeri, per ora, sono incontrovertibili.
Adesso diventa tutta una questione di fede e lì, la tifoseria, si divide.
C’è chi come il sottoscritto vuole ancora dar fiducia a Paolo Duca, che se li ha presi qualcosa ci avrà visto e c’è chi invece, con ancora forse negli occhi le grandi giocate degli stranieri del passato, ha già riposto ogni speranza nel cassetto.
Il tempo, anche nello sport, è galantuomo. Anche se sappiamo benissimo che di tempo, quando si parla proprio di sport, ce n’è sempre poco.
Ecco perché adesso, terminato il comprensibile “rodaggio”, dagli stranieri dell’Ambrì ci si aspetta un cambio di passo. O se volete, di pattinata.
Perché i muguni e i primi labili fischi della tribuna sono pronti a trasformarsi in urla sgraziate. E viste le premesse di questa stagione sarebbe un vero peccato.
Se in curva si è ancora concentrati a “fare tifo”, nelle più comode seggioline degli spalti qualcuno inizia ad arricciare il naso.
Si sentono i primi commenti negativi e si odono anche dei fischi. Con una squadra settima in classifica e che sta disputando una stagione finora incoraggiante, il tutto sembra un po’ fuori dal mondo.
Ma la tribuna, forse per la sua posizione strategica e la sua comodità delle poltroncine, è il posto dal quale si vedono sempre le cose in anticipo. Anzi, addirittura le si prevedono. È sempre stato così e sempre lo sarà. Nel bene e nel male.
Sul banco degli imputati stavolta ci sono finiti gli stranieri. Cereda li difende, perlomeno nelle interviste che leggiamo e sentiamo, ma statistiche alla mano non segnano da più di un mese. Dallo scorso 16 di ottobre. È vero che di mezzo ci sono stati dieci giorni di pausa ma la sostanza non cambia.
La tribuna mugugna, si confronta, si arrabbia e alla fine sbotta.
Insomma, era da un bel po’ che ai piedi del Gottardo non si vedevano stranieri così inconcludenti. I numeri, per ora, sono incontrovertibili.
Adesso diventa tutta una questione di fede e lì, la tifoseria, si divide.
C’è chi come il sottoscritto vuole ancora dar fiducia a Paolo Duca, che se li ha presi qualcosa ci avrà visto e c’è chi invece, con ancora forse negli occhi le grandi giocate degli stranieri del passato, ha già riposto ogni speranza nel cassetto.
Il tempo, anche nello sport, è galantuomo. Anche se sappiamo benissimo che di tempo, quando si parla proprio di sport, ce n’è sempre poco.
Ecco perché adesso, terminato il comprensibile “rodaggio”, dagli stranieri dell’Ambrì ci si aspetta un cambio di passo. O se volete, di pattinata.
Perché i muguni e i primi labili fischi della tribuna sono pronti a trasformarsi in urla sgraziate. E viste le premesse di questa stagione sarebbe un vero peccato.
(nella foto Putzu, Regin a destra alla prese con Morini)