CALCIO: INTERVISTA A PAOLO ZILIANI
"Il calcio italiano è malato"
Giornalista autonomo e indipendente, Ziliani è una delle “penne” più corrosive e libere
Pubblicato il 16.01.2021 12:34
di Carlo Scolozzi e Angelo Lungo
È una delle “penne” più corrosive e libere del giornalismo sportivo italiano. Ha lavorato per Mediaset, dove è stato il coautore della trasmissione sportiva “Controcampo”, famose le sue pagelle. Paolo Ziliani attualmente collabora con il giornale “il Fatto Quotidiano”. Esprime le sue opinioni puntuali e provocatorie su un seguitissimo account twitter. Certamente fa discutere, le sue provocazioni colgono spesso nel segno, connotandolo come un giornalista autonomo e indipendente.
Come definirebbe la situazione del calcio italiano?
Il calcio italiano è un malato terminale. Con un cancro che lo stava divorando da dentro, quello degli indicibili patti fra Federazione, classe arbitrale e Juventus, un tumore che poteva essere estirpato ai tempi dell’esplosione di Calciopoli e che invece non lo fu. Ora le metastasi sono ovunque. La gente si è disamorata, anni di campionati finti hanno fatto terra bruciata ovunque.
Qual è la sua opinione sul funzionamento dell’AIA?
Dovrebbe essere spazzata via e rifondata. Nella storia della serie A ci sono stati due campionati in cui ci si è avvalsi del sorteggio degli arbitri: nel 98-99, sorteggio integrale, in cui vinse il Milan davanti alla Lazio e in cui la Juventus arrivò sesta; e prima, nell’84-85, sorteggio parziale, scudetto al Verona davanti al Torino e Juventus settima. Nicchi, un ex arbitro che in campo fece danni come nessuno, la guida da una vita. Ora è in lotta con Trentalange per la rielezione: non so chi sarebbe peggio.
Cosa ne pensa dell’uso della VAR?
Poteva essere la salvezza del calcio italiano. Ma Nicchi non lo voleva (e lo disse), gli arbitri, che avrebbero dovuto benedire l’aiuto che veniva loro dato, si sono sentiti spossessati della loro autorità e così, per stupidità e inettitudine, siamo riusciti a contaminare anche questo strumento. E vediamo di tutto. Chiamate al VAR fatte oppure no a seconda della convenienza, arbitri che non cambiano parere nemmeno davanti all’evidenza come Abisso nel famoso Fiorentina-Inter, Orsato che nella partita-scudetto Inter-Juventus va al VAR per espellere Vecino e poi lascia in campo Pjanic dopo un’entrata assassina su Rafinha, col VAR muto.
Dopo Calciopoli esiste ancora la sudditanza psicologica?
Esisteva anche prima di Calciopoli, esisterà sempre, purtroppo. Ma soprattutto in Italia, altrove il problema della sudditanza è quasi inavvertibile.
Qual è il livello del giornalismo sportivo italiano parlato e scritto?
Faccio questo lavoro da 45 anni, iniziai poco più che ventenne al Guerin Sportivo a Bologna; non voglio certo mettermi a pontificare, ma in tutta sincerità anche al nostro interno vedo molta sudditanza, che a volte sconfina nell’omertà. Dalle intercettazioni di Calciopoli il mondo del giornalismo sportivo, televisivo e non, era già uscito con le ossa rotte. Oggi la situazione a mio avviso è peggiorata.  
Cosa modificherebbe dell’attuale sistema calcio italiano?
Ritorno alla serie A a 16 squadre. Maggiore equilibrio nella distribuzione dei proventi televisivi su cui si regge tutto il baraccone. Piazza pulita all’AIA e alla CAN, via Nicchi e via Rizzoli. Gli arbitri devono essere un’entità indipendente: oggi lo sponsor arbitrale ha legami stretti con Exor e la Juventus e nessuno dice niente. Creazione di una Procura Federale che non sia un centro di insabbiamento-scandali com’è stato, negli utili vent’anni, con Palazzi prima, Pecoraro (che ci ha provato senza successo: è quello che chiese l’audio del colloquio Orsato-VAR in Inter-Juve e gli risposero picche) dopo e Chiné ora.
 Valore tecnico del Campionato?
Siamo lontanissimi dalla Premier League, lontano dalla Liga, la Bundesliga ci sta superando e fra poco ci sorpasserà anche la Ligue 1.
La squadra che gioca il miglior calcio?
Sono due, l’Atalanta e il Milan. L’Atalanta lo fa da ormai tre anni con grande merito di Gasperini, l’allenatore, di gran lunga più bravo di tutti. È stato però stupefacente, oltre che inatteso, il salto di qualità avuto dal Milan sotto la guida di Pioli, chiamato a sostituire il deludente Giampaolo. Il Milan è la squadra più giovane d’Italia e fra le più giovani di tutta Europa. Ha un gioco modernissimo, verticale, con grande varietà di schemi e soluzioni offensive. Se Milan o Atalanta vincessero lo scudetto - e senza aiuti arbitrali ai “soliti noti” potrebbe succedere -, per il movimento sarebbe un segnale importantissimo. Una menzione anche per il Sassuolo di De Zerbi, che il podio lo merita.
Il giocatore che le piace di più?
I quattro migliori giocatori del campionato fino ad oggi sono per me Kessie del Milan, Lukaku dell’Inter, Zaccagni del Verona e Mkhitaryan della Roma. Ma è stata eccezionale anche l’esplosione di Calhanoglu, uomo-squadra del Milan, dopo le prime stagioni assai deludenti in rossonero.
Che ricordo ha delle pagelle nella famosa trasmissione televisiva “Controcampo”?
Le ricordo con piacere. L’intento era quello di dare giudizi a caldo ma col sorriso sulle labbra, divertendomi e (spero) divertendo. Ho sempre pensato che il calcio sia la cosa più importante tra le cose meno importanti: ha senso quindi occuparsene, ma un po’ di ironia e di irriverenza non guastano. Mai.
Come utilizza il suo profilo twitter?
La frase che ho scelto per battezzare il mio account è: “Ha senso solo se si ride un po’ “. Detto che a volte è doveroso essere seri, specie quando parliamo di corruzioni e malefatte dei potenti, in Twitter sono entrato con l’intento di divertirmi. E devo dire che molti follower meriterebbero di essere giornalisti e molti giornalisti sarebbe meglio se fossero solo follower.
Ritiene importante per un allenatore fare la gavetta?
In linea di massima sì, ma non si può generalizzare. Guardiola ha fatto pochissima gavetta ed è stato a lungo il più bravo di tutti, lo stesso dicasi di Mancini, che è passato in un amen dal campo alla panchina. Un po’ di gavetta comunque è utile: la Juventus Pirlo ha appena battuto il Sassuolo e il Genoa, ma la verità è che De Zerbi e Ballardini, nella partita tra allenatori, hanno umiliato il Maestro, come lo ha ribattezzato l’Istituto Luce 2.0.
Domenica c’è Inter-Juve una partita che fa parlare più fuori che sul campo.
È una sfida sulla quale pesano come macigni precedenti ancora vivi, nella memoria degli sportivi, per malefatte arbitrali che hanno lasciato il segno. Da Ceccarini a Pellegrino, da Rizzoli a Orsato, 9 volte su 10 si è trattato di direzioni a senso unico a favore della Juventus: e a volte è stata oltrepassata la soglia della decenza. È per questo motivo, purtroppo, che Inter-Juventus non potrà mai essere una partita “normale”. Le vigilie saranno sempre al calor bianco.
Tifa per qualche squadra?
Sono nato a Piacenza, andavo a vedere il Piacenza allo stadio Galleana prima e Garilli poi quand’ero giovane e il mio tifo è sempre per i biancorossi: ricordo soprattutto il Piacenza che GB Fabbri portò in serie B prima di andare a Vicenza a scoprire Paolo Rossi e a portare la squadra al secondo posto dietro la Juve. Oggi il Piacenza gioca in serie C e si barcamena dopo un fallimento dovuto al coinvolgimento nel calcio scommesse, quello in cui restò coinvolto anche Antonio Conte, per capirci.
Ha da poco pubblicato un libro sul calcio, e se non avesse fatto il giornalista?
Mi sarebbe piaciuto scrivere romanzi. O magari sceneggiature. Oggi potrei dire: serie televisive. Da piccolo andavo matto per la serie di telefilm americana “Ai confini della realtà”. Ecco, diciamo che ci avrei provato.