Calcio
Abel Ferreira conquista il Sudamerica
Il portoghese bissa il successo nella Copa Libertadores ed entra nella storia
Pubblicato il 07.12.2021 15:14
di Angelo Lungo
In Uruguay, presso il Centenario di MontevideoPalmeiras e Flamengo si sono ritrovate in uno scontro speciale: per stabilire chi dovesse essere la regina del Sudamerica. Atto finale della Copa LibertadoresSan Paolo contro Rio de JaneiroVerdão contro Mengãopaulisti contro carioca. Risultato, il Palmeiras è riuscito a conquistare due volte il prestigioso trofeo nel corso di un solo anno. Un artefice del successo è sicuramente il suo allenatore Abel Ferreira, approdato in Brasile nel corso dell'ottobre del 2020. Proveniva dal club greco del Paok.
Dopo la partita ha spiegato: “Mi aspetta una grande riflessione. Il club mi ha già dimostrato le sue intenzioni, ma non posso più giocare, riposare, giocare. È disumano. Se vogliamo crescere, dobbiamo abbandonare questi ritmi. I tempi di Dio sono perfetti. Sceglierò ciò che è meglio per il Palmeiras”. Il portoghese è un personaggio e conta solo 43 anni. È un un uomo che ha già stabilito dei record. La sua filosofia è dichiarata: “Nel calcio è tutta questione di uccidere o venire uccisi. Siamo in una giungla. Le regole del gioco sono chiare: vinci oppure vinci”. L'impegno come mantra, un pensiero che scorre sul crinale del cinismo. Maniacale, attento alla leadership, studioso di strategie. Il suo gioco stupisce e va contro la tradizione dei brasiliani. In finale il Palmeiras ha avuto il 36% di possesso palla, si è difeso, attaccando con un sano e redivivo contropiede.
Prima della finale ha fatto vedere ai suoi giocatori il filmato della partita che consacrò il Porto di Mourinho campione d'Europa. Ha arringato con queste parole i suoi uomini: “Calma e esperienza. Questo dobbiamo metterci: duro lavoro e disciplina, qualcosa che manca qua in Brasile. È questo il prezzo da pagare. Volete pagarlo, questo prezzo?”. Convinto che l'affermazione passi attraverso la disciplina, l'applicazione e il talento. Il carisma e il carattere non gli difettano. Non è un rivoluzionario provocatore, intende solo riportare l'ordine nel caos. Attento ai valori in una società complessa: “Nessuno dice più grazie, o scusa. Tutti dicono non è stata colpa mia”. È un motivatore, un costruttore di solidità. E ora? La tentazione di tornare, da vincitore, in Europa è palese. In fondo la stagione dello Special One sembra all'epilogo e un tutti si aspettano un successore.