Calcio
Biglietti nominativi: scende in campo la SFL
Prevedibile protesta dei sostenitori più accesi, compatti a chiedere di non introdurre la misura
Pubblicato il 15.12.2021 10:22
di Silvano Pulga
Dopo la proposta, partita dalla politica, di introdurre i biglietti nominativi allo stadio e nelle piste di hockey su ghiaccio, abbiamo assistito, sugli spalti, alla prevedibile protesta dei sostenitori più accesi, compatti a chiedere di non introdurre la misura, da loro considerata restrittiva. Per ora, tutti gli attori in campo si stanno rendendo conto della difficoltà di attuazione di questa misura. Può sembrare, per esempio, una cosa da poco: ma il tagliando personalizzato, per forza di cose, sarebbe la fine dei settori dove è possibile vedere la partita in piedi, visto che il medesimo è legato, per forza di cose, a un posto numerato. Immaginiamoci, quindi, cosa possano pensare di questa misura i tifosi più caldi i quali, ovviamente, si sono già fatti sentire, come scrivevamo sopra.
Nel frattempo, la Swiss Football League (SFL) ha preso una posizione politica, che prova ad andare incontro a queste lamentele. La Lega ha, per prima cosa, preso atto positivamente della volontà, da parte dell'Autorità politica, di attivare una piattaforma di discussione con tutte le parti coinvolte, prima di un'eventuale decisione di introdurre biglietti registrati.
La SFL, ovviamente, auspica la prosecuzione di un percorso comune, ricordando che " (...) Gli anni passati hanno dimostrato che le misure nel calcio possono essere pianificate e attuate con successo solo se tutte le parti coinvolte collaborano attivamente." Non solo: il governo del calcio elvetico va oltre, visto che esprime un auspicio non proprio scontato: " (...) Una preoccupazione centrale della SFL è quella di includere e ascoltare i gruppi di fan nelle discussioni durante lo sviluppo del concetto di implementazione, oltre ai partner già coinvolti. Questo scambio con i tifosi deve essere intensificato in futuro e istituzionalizzato a lungo termine a livello della SFL."
Può sembrare una cosa da poco, ma è un gesto piuttosto forte da parte della SFL: i tifosi devono avere diritto di parola. Fin qua, tutto bene e, magari, qualcuno potrebbe ritenere ovvia la cosa: in fondo, il pubblico, nello sport, è il cliente. Entrando nello specifico, diventa però complesso capire quali dovrebbero essere gli effettivi interlocutori. La realtà odierna ci racconta che il biglietto nominativo è realtà per una buona parte dei sostenitori i quali, già oggi, guardano la partita da un settore con posti numerati. Molti, infatti, sono abbonati e quindi, di fatto, per loro il biglietto nominativo esiste già. Tantissimi acquistano i biglietti online, attraverso profili registrati e modi di pagamento tracciati. La realtà è che a opporsi sono i gruppi ultras: fermo restando le ragioni di questi ultimi, che non sono da considerarsi a priori irricevibili, bisognerà vedere quale sarà la risposta dell'opinione pubblica a una loro eventuale legittimazione. 
Intendiamoci: le coreografie e i cori piacciono a tutti quelli che vanno allo stadio o in pista. Ma la maggioranza degli svizzeri (cioè quelli che non frequentano gli impianti sportivi) ha, negli anni, sviluppato una forte antipatia nei confronti delle frange più accese del tifo. Traffico deviato in occasione dell'arrivo degli ultras delle squadre più importanti, scritte sui muri, disordini anche fuori dagli stadi, risorse di polizia impiegate e sottratte al controllo del territorio: sono tante le persone che lamentano disagi in occasione di alcune partite. Non solo: c'è, nella cittadinanza, un forte sentimento che va verso il rispetto delle regole, il mantenimento dell'ordine pubblico e, soprattutto, l'identificazione dei responsabili di danni e violenze delle quali, in più di un'occasione, i tifosi più accesi si sono resi protagonisti. La politica è, di fatto l'interlocutrice di questa parte della popolazione la quale, senza dubbio, è chiaramente maggioritaria.
L'autorità, come abbiamo già scritto in precedenza, ha giustificato la misura (che implementa la videosorveglianza) con la necessità d'identificare gli autori di azioni antigiuridiche: non è un mistero che, alla base dell'attività d'indagine della polizia criminale, ci sia sapere chi si trovava in un certo luogo nel momento in cui sono avvenuti determinati fatti. C'è, quindi, anche un forte effetto di deterrenza: tutte le teorie criminologiche ci dicono che la propensione a delinquere cala drasticamente di fronte alla concreta possibilità di essere identificati. Tra le righe, la SFL dice che le misure possono essere attuate con successo solo con la collaborazione di tutti: tuttavia, è fuori discussione che il dialogo dovrà essere tale. E che chi si oppone alla misura dovrà trovare argomenti piuttosto convincenti non tanto per gli organismi istituzionali della politica e del calcio, ma per la maggioranza dell'opinione pubblica.