In occasione
della giornata mondiale del volontariato dello scorso 5 dicembre, l’autorevole
settimanale Stern ha presentato sulle sue pagine una decina di persone. Una di
loro è Güney Artak. Il 33enne è stato campione del mondo di kickboxing e ora
arbitra partite di calcio regionale, la Kreisliga.
Anche dai nostri
vicini del nord, purtroppo, le scene si assommano e si moltiplicano di domenica
in domenica sui campetti delle leghe inferiori: interventi della polizia, tristi
scene tra pugni e manate, arbitri minacciati, presi a sputi, picchiati. Arbitri il
cui numero sta diminuendo da anni. Ecco la ragione che ha spinto Artak a
diventare uno di loro.
"Ho
continuato a sentire parlare di partite sospese per vie di fatto finché un
giorno ho pensato: voglio contribuire a cambiare questa situazione",
dice Artak. Cresciuto a Göxe am Deister (Hannover), ha iniziato presto a
lavorare per servizi di sicurezza e anche da buttafuori e da guardia del corpo.
Nel 2017 si è laureato campione del mondo di kickboxing a un peso di
combattimento 118 chili, soprannominato "The Beast" (la bestia).
Trascorre le sue
domeniche sui campi di calcio nella zona di Hannover. Decise di seguire i corsi
per arbitro nel ’16 e Artak ora dirige partite del campionato distrettuale dove
non ci vuole andare nessuno. Cioè, egli si fa attribuire dalla federazione le
partite cosiddette “difficili”, soprattutto quando si incontrano squadra con
sfondi migratori.
Figlio di emigrati
turchi e oggi perfettamente integrato con tanto di passaporto tedesco, Güney ci
dice una cosa che non ci giunge nuova: "I problemi devono essere
risolti fuori dal campo. In realtà, è triste che ce ne voglia uno come me per tenere
a bada i giocatori". I calciatori lo ascoltano anche perché era un
kickboxer con tanto di titolo mondiale, al di là di una presenza fisica
tutt’altro che trascurabile. “Molti altri arbitri non sono favoriti da
quest’aspetto, ma anche se non sono dei kickboxer come me, vorrebbero comunque
arbitrare le partite senza venir minacciati magari per un fischio sbagliato o
un rigore concesso”. Non si fa fatica a capire che a tutt’oggi nessuno si
sia mai rivolto con le cattive nei suoi confronti…
Ecco perché il
coinvolgimento di Artak va oltre: tiene riunioni e incontri sui campi, workshop
e interviste. Poi visita squadre che non si comportano bene sui campi recandosi
direttamente alle loro clubhouse, facendo capire che i problemi non si
risolvono sul campo, ma fuori e prima.
“Forse – dice
Artak - su piccola scala posso cambiare qualcosa a livello di leghe inferiori,
ma affinché qualcosa accada su larga scala, ci devono essere sanzioni più severe
sia per i club che per i giocatori che ostentano gli arbitri. Finché non saranno
applicate queste sanzioni, nel mio piccolo, per il momento non mi fermo andando
a calcare terreni cosiddetti “difficili”.
Insomma, averne
di Güney.