Calcio
“I ricavi aumentano e finiscono a giocatori e procuratori”
Parla Luciano Mondellini, direttore del sito “Calcio e finanza”
Pubblicato il 16.12.2021 11:34
di Angelo Lungo
“Calcio e Finanza” è il primo web magazine italiano e tratta gli aspetti economici, finanziari e gestionali del calcio. Lo dirige Luciano Mondellini, un giornalista che ha un importante trascorso presso la testata “Milano Finanza”.
Sorteggio Champions.
“Uno sbaglio clamoroso. Un danno d'immagine. I nemici di Ceferin, quelli della Superlega, non hanno perso tempo, sottolineando l'errore marchiano. Le ferite sono ancora aperte e Real e Juve non le hanno mandate a dire”.
Di cosa accusano l'UEFA?
“Di non essere un'organizzazione all'altezza dei tempi. Ritengono che il prodotto calcio non sia valorizzato e che il potenziale sia inespresso, potrebbe generare più introiti. La finale Champions non riesce ad incassare, ad esempio, quanto un evento come il Super Bowl, tenuto conto che il calcio ha come platea il mondo intero”.
Ci vorrebbero dei cambiamenti?
“Sono necessari. Le regole attuali non funzionano. Troppo squilibrio tra piccoli e grandi club. Le multe inflitte, per i loro comportamenti, a Psg o City, sono irrisorie. La granda sfida è l'uniformità. Impresa difficile: le varie Leghe nazionali hanno norme fiscali diverse. Un modello stile NBA è inattuabile”.
Lo scontro FIFA-UEFA?
“I contrasti ci sono da anni. Infantino ha solo una grande manifestazione. Ceferin ne ha due: Europei e Champions. La vertenza è tutta sul piano economico”.
C'è poi la questione “procuratori”.
“Altro grande problema. Hanno uno strapotere enorme. Una regolamentazione ci dovrebbe essere, ma non si riesce a trovare una soluzione condivisa. Il sistema riesce a produrre ricavi, ma finiscono quasi tutti nelle tasche dei giocatori e dei loro rappresentanti”.
Qual è la situazione del calcio italiano?
“Complicata. Deve far fronte a perdite ingenti. Delle grandi la Juve è quella che sta meglio, anche se la proprietà ha dovuto fare un aumento di capitale di oltre 400 milioni”.
Lo scenario?
“In condizioni normali sarebbero aziende che dovrebbero chiudere. Ma il calcio è il passatempo nazionale. Il Governo Draghi ha, comunque, rifiutato ogni tipo di aiuto diretto, ritenendo che non c'è nessuna volontà di intraprendere la strada del cambiamento”.
Perché?
“In Lega ci sono troppo divisioni. Non c'è una gestione unitaria e manageriale. Ogni Presidente vuole portare l'acqua al proprio mulino”.
Le plusvalenze?
“Il tema è scottante. Sarebbe necessario emanare nuove norme. Sono il sale del calcio quando sono reali e danno dei veri incassi. L'Inter con Lukaku ne è un esempio, altrimenti sono uno strumento per abbellire i bilanci e il denaro rimane solo sulla carta”.
I club italiani sono appetiti?
“Sì, soprattutto dagli investitori americani. Costano poco, intravedono la possibilità di guadagnarci. Forse sottovalutano il campo, riuscire a ottenere risultati sportivi non è così facile”.
L'Italia andrà ai Mondiali?
“Mancare l'appuntamento sarebbe un fallimento di grosse proporzioni per tutto il movimento. Certo che la Svizzera ci ha davvero giocato un brutto tiro”.