“La polizia di Berna saluta la Stasi della DDR”. Così gli
ultras dello Young Boys agganciano il 2021 al Novecento, con uno striscione in
pennarello che fa tanto scuole maggiori, quando si ripassava il volto di Che
Guevara nella noia delle ore di disegno. Uno scomodamento torrenziale per
mettersi contro ai biglietti nominali, che si vorrebbero istituire per
l’entrata agli stadi. Una scelta che segnerebbe la fine delle curve, poiché lì,
con i posti in piedi non numerati, l’applicazione sarebbe impossibile, a meno
di fissare seggiolini anche dove ora ci sono ancora gradoni in cemento, per
completare la sterilizzazione degli impianti.
Si motiva con una serie di ragioni: controllo, sicurezza,
protezione. Le solite cose che agitano una società ormai spaventata da tutto e
che vuole proteggersi con norme da stato di polizia. La Stasi, appunto, quella
che nella DDR sorvegliava tutti, imprigionava e faceva sparire. Insomma,
vediamo di non esagerare, va, visto come andò a finire a Berlino.
La Swiss Football League, destatasi da anni di
sottovalutazione, ha capito che il tifo più caldo è importante per far
viaggiare il carrozzone e quindi ha proposto di far sedere al tavolo non solo
politica e dirigenza, ma pure i tifosi. Cosa ne verrà fuori non si sa, e
bisognerà pure vedere se gli ultras scenderanno a patti con il potere, cosa
praticamente mai successa.
Per far valere le opposte ragioni, da una parte c’è la
supposta necessità di sicurezza dentro lo stadio e dall’altra la libertà di esprimersi
in quella che è ormai una riserva indiana. Sbagliano tutti. L’autorità che
pensa di bandire gli eccessi con il controllo, dimenticando che se non sono
dentro lo stadio i tifosi saranno fuori e se vorranno incasinare il mondo lo
faranno comunque, e magari anche in modo peggiore e incontrollato, con più
frustrazione e violenza; gli ultras che credono alla liceità di tutto, dal
razzismo alla brutalità, senza dover rendere conto con nome e cognome delle
loro intemperanze.
Per
portarsi avanti nel dialogo, ieri sera, proprio a Berna, qualcuno della riserva
ha lanciato un accendino sulla testa del basilese Kasami, che stava
festeggiando un gol. La partita è andata avanti come se niente fosse, con le
proteste per i soliti rigori dati o non dati. Ce n’è ancora di strada da fare
per capirsi senza togliersi la pelle dalla faccia.