HOCKEY
Il ricordo di Cuccio Viglezio
Un uomo che amava il Lugano e che ha contribuito a renderlo grande
Pubblicato il 13.01.2022 09:19
di Jacky Marti
Conoscevo Cuccio da una vita, non avevo nemmeno 10 anni, fu  lui a portarmi  per la prima volta alla Resega.
Lo ricordo giovane, biondo, alto, sempre allegro e sorridente. Abitavamo nella medesima casa, a Loreto, in Via Gaggini .
Mi aveva preso in simpatia, quando andavo  a trovarlo mi parlava sempre di hockey, la sua passione, la sua vita.
Mi raccontava di quando era un giocatore (era il numero 10, Viglezio I, suo fratello Gian era Viglezio II), del laghetto di Muzzano, della pista improvvisata sul campo da tennis di Paradiso, di quella di Noranco  costruita dal Mangili,  e naturalmente di quella di Loreto, a 50 metri da casa nostra.
Su Facebook l’ho definito il papà del Lugano. In realtà è una definizione un po’ riduttiva.  Cuccio è stato  l’anima dell’Hockey Club Lugano, per molti decenni. L’ha allevato, cresciuto, coccolato, gli ha voluto bene, lo ha  fatto diventare adulto. Faceva tutto lui : Direttore sportivo, talent scout, General manager, acquisitore di sponsor e addetto stampa.
Si era occupato, pensate, perfino del ghiaccio. Quando si alzava la temperatura, nella pista di Loreto si creavano delle buche e bisognava assolutamente riempirle. E allora di notte, lui e l’amico Ivo Badaracco, con l’auto rossa fiammante del papà di quest’ultimo, andavano giù fino al fiume Cassarate. Staccavano alcuni lastroni di ghiaccio, li caricavano nell’auto e li portavano a Loreto. Pare che il papà di Badaracco non sia mai riuscito a spiegarsi  perché il mattino i sedili della sua vettura erano cosi’ umidi e bagnati.
Tra i mille ricordi che mi scorrono nella mente e nel cuore ne ho scelti due, significativi.
29 febbraio 1964, il Lugano di Gigi Bellasi e di Cuccio Viglezio vince a Rapperswil e conquista la promozione in serie B. Pioveva che Dio la mandava quella sera, in porta c’era il sedicenne Alfio Molina (senza maschera), 500 tifosi avevano accompagnato la squadra.
Ricordo la festa sul treno , ballavano tutti, la birra scorreva a fiumi .Cuccio era gonfio di gioia, aveva coronato il suo sogno.
“Questa è la più’ grande emozione della mia vita” -mi aveva confidato -“anzi, la seconda, la più’ grande è stata la nascita della mia adorata figlia Pupi. 
L'altra data è quella del 1. marzo 1986: 22 anni dopo il Lugano vince a Davos e conquista il suo primo titolo di campione svizzero. Fu festa grande, in molti ricorderete la Resega stracolma nel cuore della notte.
Due giorni dopo incontro Cuccio in città, con me c’era Andreas Wyden. Cuccio ci invita al bar e ordina una ,anzi due bottiglie di champagne. Riempie le coppette per noi e per tutti i presenti, si alza e a squarciagola, con un ampio sorriso, brinda al trionfo del suo Lugano.
Cuccio  non era più’ il timoniere della squadra, era stato lui a passare il testimone al grande Geo, alla fine degli anni settanta.
Ma quel successo era anche il  suo.
Cuccio Viglezio era  davvero una persona speciale, una bella persona, fuori e dentro.
Uomo tutto di un pezzo, determinato, tenace, Cuccio  aveva un animo generoso, ricco di umanità, di calore umano.    
Siamo in molti ad aver perso  un carissimo amico, non si poteva non volergli bene. 
Ci mancherà !