Sci
Odermatt spalanca Wengen
La vittoria, il modo di scendere, l’esultanza, la grinta, il divertimento suo: il fenomeno del circo bianco è il nidwaldese
Pubblicato il 13.01.2022 11:55
di Giorgio Genetelli
L’anacronistico Super-G di Wengen ha sancito: il fenomeno dello sci è Odermatt. La vittoria, il modo di scendere, l’esultanza, la grinta, il divertimento suo: tutte queste cose moltiplicano a mille l’attrazione per questo montanaro nidwaldese e di riflesso per il circo bianco ribaltato. La gara inaugurale della quattro giorni bernese era un recupero di Bormio e solo per la seconda volta nella storia un Super-G si disputava sul celeberrimo Lauberhorn, che già di suo è una delle ultime e romantiche reminiscenze del Novecento. La prima volta si impose Girardelli, nel 1994, e da Marc a Marco il passo è stato più breve dei 28 anni in mezzo ai due spettacoli.
Perché lo spettacolo è stato puro e al quadrato, su un tracciato che per una metà era da affrontare in posizione di discesa con punte di velocità di 138 chilometri orari, in mezzo alcune porte disegnate quasi di malavoglia per non sporcare troppo il Mito e poi il finale che torna il classico del Lauberhorn, con quella esse dove i grandi dello sci li nota anche lo sguardo spalancato di un bambino. Odermatt negli ultimi quindici secondi di gara ha spaccato gli occhi di noi astanti e io stesso, che sono quello della giacca a vento della petrolchimica e i mandarini nel tascapane che cade dalla seggiovia del Nara, mi sono ritrovato a gridare “campioneeeeeee!!!” quando mancavano ancora duecento metri al traguardo.
Poi è stata una goduria vederlo, l’Odermatt, seduto sullo scranno del primo, a guardare gli altri scendere e divertirsi come un matto, senza un gesto di arroganza, ma proprio come il ragazzo che è, come se davvero fosse al circo Knie. E gli altri a darci dentro inutilmente e ad allargare le braccia all’arrivo per sancire l’impossibile, perfino il grande Kilde che se l’è risa pure lui.
Odermatt non è Zurbriggen, non è Cuche, non lo sarà mai, ma sta sciando a rotta di collo per raggiungerli nella gloria elvetica. Intanto noi ci raccogliamo i mandarini sparpagliati e con la giacca a vento della petrol con la cerniera rotta torniamo giovani e raggianti.