Sci
Goggia, una caduta pesante
Lo staff medico italiano è però ottimista: la bergamasca non sarà operata
Pubblicato il 24.01.2022 10:38
di Silvano Pulga
Le conseguenze della caduta di ieri a Cortina, nel Super G, per Sofia Goggia, sono pesanti: la FISI ha infatti comunicato che l'atleta azzurra ha riportato la distorsione del ginocchio sinistro con una lesione parziale del legamento crociato (quello già operato nel 2013), nonché una piccola frattura del perone e una sofferenza muscolo tendinea. Lo staff medico italiano è però ottimista: la bergamasca non sarà operata e, quindi, può ancora puntare ad essere in gara nella discesa libera olimpica di Pechino 2022, il 15 febbraio.
Nelle ore successive alla caduta e agli accertamenti medici, la sciatrice ha voluto rassicurare i suoi numerosissimi tifosi. Certo, è uno stop che non ci voleva in un momento così importante della stagione. Tuttavia, l'atleta orobica ha annunciato che inizierà da subito a lavorare in palestra, per difendere la propria medaglia d'oro in discesa libera,  ottenuta 4 anni fa a Pyeongchang, pur essendo già stata esclusa la sua partecipazione al gigante olimpico del 7 febbraio e al super G dell'11: meglio non sovraccaricare il ginocchio dopo un trauma del genere, concentrandosi sulla disciplina preferita.

Un peccato, davvero. Ma non è il primo infortunio per la sciatrice azzurra, decisamente più forte nelle discipline veloci rispetto che in quelle tecniche, pur essendo cresciuta, negli ultimi anni, in gigante (manco a dirlo, dopo un infortunio occorsole nel 2018). Purtroppo, l'elenco dei suoi guai fisici è secondo solo a quello delle vittorie: il destino di chi, nello sci, cerca sempre il limite. In molti, in questi anni, hanno fatto il paragone con la Vonn: sicuramente, l'americana ha la stessa determinazione a rialzarsi dalle cadute che contraddistingue l'italiana, anche se la statunitense aveva uno stile più lineare. La Goggia, al contrario, attacca sempre, anche a costo, a volte, di rischiare d'intraversarsi (come aveva fatto in discesa il giorno prima della caduta). Poi, però, riprende la linea e, incredibilmente, all'intertempo la trovi ancora davanti alle avversarie. E, inevitabilmente, al traguardo.
Questo stile è la sua forza e il suo punto debole. La stampa sportiva della vicina Penisola, soprattutto dopo l'infortunio dello scorso anno a Garmisch (cadde su un tracciato di servizio dopo la cancellazione del superG, fratturandosi il piatto tibiale destro) ha infatti coniato il termine "Goggiate", proprio a indicare questo voler sempre cercare il limite nella prestazione. Del resto, la Sofia che vediamo sui media e sui social è una ragazza dal carattere forte, che esprime la propria personalità nel come vive le gare. Di sé stessa dice di avere sempre inseguito il limite per andare oltre, pur provando, col tempo, a imparare a limitarsi ad accarezzarlo. Tuttavia, le è rimasta la scarsa propensione a programmarsi, preferendo ragionare gara dopo gara.
La bergamasca si era rivelata infatti prestissimo, nel Mondiale 2013 a Schladming, dove sfiorò il podio, arrivando 4 centesimi dietro alla Mancuso, medaglia di bronzo. Un settimo posto nella supercombinata dell'allora ventunenne, nella stessa manifestazione, convinse i tecnici azzurri a promuoverla nella Nazionale maggiore. L'esplosione vera e propria, tuttavia, arrivò solo nel 2017: in mezzo, tante dolorose cadute. Nella stagione successiva, a Lake Louise, in discesa, si ruppe i legamenti crociati del ginocchio sinistro. Al rientro, dopo la lunga sosta, il 7 gennaio 2015 un dolore durante un allenamento, sempre al ginocchio operato: nuova operazione, e stagione finita.
Non era facile tornare ad alti livelli. Invece l'azzurra, già nella stagione 2016/17, ritrovò piazzamenti da podio in ben 4 specialità, combinata compresa. Il resto è un crescendo che la sta portando a essere, per numero di vittorie, tra le migliori di sempre in azzurro. Ora, il futuro prossimo è da disegnare: tuttavia siamo certi che le sue avversarie, Lara Gut-Behrami in testa,  si augurano di vederla non solo come portabandiera della spedizione azzurra a Pechino, tra pochi giorni, ma al cancelletto di partenza della discesa libera olimpica.