SCI
Goggia e Gut agli antipodi
L'italiana e la ticinese a confronto: caratteri e modi di vivere lo sci molto diversi
Pubblicato il 24.01.2022 12:00
di Giorgio Genetelli
Sofia Goggia esprime ciò che molti noi non sanno o non vogliono: schiacciare il pulsante “on” senza calcoli e senza nemmeno fare troppo conto sulla maestria. Francamente, dal divano l’esaltazione per le acrobazie della bergamasca si alterna in un bilzobalzo estremo con il timore del patatrac. Dieci infortuni, dieci operazioni, dieci anni: la Goggia sconta le clamorose vittorie così, fracassandosi.
Stavolta è successo a Cortina nel Super-G, anche se pure il giorno prima in discesa è venuta giù a valanga in mezzo al vento senza mai usare il contropedale, tra derapate, balzi e agitazione delle braccia. Vincendo ed emozionando tutti con la capacità di ripercorrere i suoi azzardi anche nelle interviste, uno spettacolo anche quelle.
Il giorno dopo, caduta oltre i limiti, che lei nemmeno tenta di riconoscere, e il mio amico Meo che mi chiede tutto spaventato se ce la farà a raccogliersi. Ce la fa, ma legamenti e ossa sono lese e le Olimpiadi sono a rischio. Ovviamente lei dice che ci sarà, ti pareva. Tra imprecazioni, stupore e rabbia, è tutto un rimando di esagerazioni sulla voglia nostra di vederla e su quella sua di aggrapparsi a ogni possibilità.
Sfortunata anche Lara Gut, che nella discesa ha scoperto il vento come se fosse la prima volta che soffia sulle montagne (è noto che lo sci è uno sport che si pratica al chiuso, ma stavolta qualcuno ha aperto le finestre e la corrente d’aria ha sorpreso solo lei e non le altre, che ingiustizia). Nel Super-G la Gut è andata anche peggio, ma non avendo riscontri sulle avversità che si abbattono solo su di lei, ha preferito non rilasciare dichiarazioni optando per una delle operazioni-simpatia che l’hanno resa celebre.