La ripresa del campionato, a parte la sconfitta di misura del
Lugano a Berna, dopo una prestazione comunque non negativa (perlomeno dal punto
di vista difensivo), ci ha regalato anche le due pesanti sconfitte casalinghe
del Lucerna (contro il Basilea, orfano di Cabral) e, soprattutto, del Losanna,
che si è inchinato al San Gallo in una sfida che, teoricamente, doveva servire
all'undici di Borenović per provare a rientrare nelle posizioni di
classifica che garantiscono la presenza nella massima serie. Non solo, prima
della partita i tifosi vodesi hanno dato spazio al proprio malcontento,
esponendo striscioni di protesta nei confronti della società e della squadra.
La squadra romanda è, senza dubbio, un esempio dal punto di vista
della gestione virtuosa: una proprietà forte (gli inglesi di INEOS, attivi nel
settore petrolchimico), un blasone importante, una partnership tecnica con i
francesi del Nizza, un nuovo stadio che è tra i più belli della nuova
generazione in Svizzera, un buon bacino d'utenza, da dividere con la squadra di
hockey. Nessuno vuole fare confronti, ovviamente: ma saltano all'occhio alcune
similitudini con una realtà a noi molto, molto più vicina.
Il Lucerna è compagine forse più modesta, dal punto di vista del
peso economico. Tuttavia, anche qua si gioca in uno stadio modernissimo
(ricordiamo i complimenti dei dirigenti del Sassuolo, alcuni anni fa, che pure
giocano in un impianto all'avanguardia rispetto ad altri della medesima
categoria nella vicina Penisola). Non solo: i confederati hanno una grande
tradizione nel settore giovanile, tanto da aver sfornato diversi talenti
(ultimo in ordine di tempo Vargas), nonché un allenatore come Seoane, ora
approdato alla Bundesliga dopo le tante vittorie in terra rossocrociata.
Tutta questa premessa era per dire che, al di là delle gestioni
economiche oculate, in una realtà che ha come centro della propria attività il
calcio, è il campo che, alla fine, ne decide l'affermazione o meno. Lo stadio,
le poltroncine, l'area ospitality, il catering: tutto bellissimo e innovativo,
naturalmente. Ma andare a mangiare con vista sul terreno di gioco, e poi vedere
la squadra di casa incassare cinque gol (come accaduto ieri a Losanna) non è un
buon modo di passare un pomeriggio di sport, per un tifoso. Immaginiamoci poi un
operatore economico che porti i propri clienti allo stadio, con entusiasmo,
magari con al collo la sciarpa coi colori della propria squadra del cuore, il
quale veda poi i suoi beniamini maltrattati in quel modo. Pensare all'imbarazzo
degli ospiti (magari stranieri e appassionati, e quindi consapevoli di cosa si
prova in un'occasione del genere) è il minimo. Credere che, al prossimo giro,
quell'operatore porterà i propri ospiti a fare un giro in battello sul Lemano,
la più logica delle deduzioni.
In definitiva, anche di fronte a un progetto che preveda un grande
sviluppo economico e dal punto di vista del marketing, un allargamento del
bacino d'utenza, del settore giovanile, il fattore Prima squadra deve essere
sempre tenuto in considerazione. Il Losanna, sempre per rimanere nell'esempio,
ha un progetto anche tecnico, come sappiamo. La squadra vista quest'anno a
Cornaredo, al di là del risultato negativo, era piaciuta sul piano del gioco in
alcuni tratti, pur lamentando problemi in fase realizzativa (è infatti arrivato
l'ex Chiasso Pollero, ieri in gol nella rete della bandiera). Tuttavia, per ora
non sta funzionando come dovrebbe.
Il campionato è ancora lungo e, come sappiamo, sempre gravido di
sorprese: al Losanna, ovviamente, auguriamo di salvarsi, così come al Lucerna.
Però, l'andamento sinora di queste due compagini deve essere un monito per chi
lavora a sud del Gottardo: alla base di ogni progetto che riguarda una squadra
di calcio, ci sono il campo e lo spogliatoio, e i risultati che si ottengono sul
primo nascono dal secondo. Il Lugano, ora, sta lavorando sullo spogliatoio.
Deve farlo bene, e ha ragione il Crus a far presente dove la squadra ha delle
carenze. Ascoltiamolo. Tutto lì.
(Nella foto Putzu, Maric a contrasto con il vodese Ouattara)