Tennis
Cosa resta dell'Australian Open
Uno sport che emoziona solo per l'aspetto agonistico
Pubblicato il 03.02.2022 09:21
di Angelo Lungo
L'Australian Open 2022 rimarrà nella storia. Tutto è cominciato con la vicenda Djokovic. Il serbo ha scatenato un diluvio di polemiche. Media, social e opinione pubblica si sono scatenati. Ragioni e torti si sono diluiti. L'esito è stato la messa in scena di una pantomima. C'è stato un sicuro perdente: il buon senso. Il torneo ha avuto la sua sublimazione: Nadal ha conquistato il 21° Slam. Lo spagnolo è riuscito a sconfiggere, in una finale maratona, un avversario più giovane di ben 10 anni. È stata celebrata la vittoria della concentrazione, dell'abnegazione che spinge l'essere umano a oltrepassare i propri limiti. Nietzsche parlerebbe di volontà di potenza, una forza espansiva che spinge a ricercare il massimo, l'autosuperamento di sé. Respinto il giovane russo, caduto sotto il peso dell'emozione. La certezza granitica è svanita, sotto l'incedere di pulsioni che sono diventate incontrollabili. Ecco la narrazione, corrente, di una finale definita epica. L'esaltazione dello spirito agonistico, della forza di andare oltre. Ma da un punto di vista tecnico che spettacolo è stato? Ripetitivo. Due formidabili cannonieri che hanno scagliato palle a 150 km l'ora. Questa è la strada intrapresa dal tennis. Il servizio potente determina quasi sempre il punto, la velocità supera i 200 l'ora. Chi risponde è lontano dalla linea di fondo. E via a scambi poderosi. Ha la meglio chi prende un po' di campo e sventaglia senza sosta. Nessuna ambizione fantasiosa. Ma soprattutto c'è la scomparsa di un gesto estetico: la volée. La presa della rete è un retaggio del passato. McEnroeEdbergBeckerSampras erano artisti del serve & volley. Ma è dopo Federer che tutto sarà definitivamente compiuto. Lo svizzero è l'essenza della disciplina. Dietro non si intravede niente di speciale. Giocatori standardizzati: costruiti nella stessa maniera. Schemi clonati, la soluzione massima è picchiare più forte possibile. L'epica è caratterizzata dall'agonismo, l'atleta preparato all'inverosimile. La differenza la fa l'applicazione.
Lo scrittore David Foster Wallace ha scritto: “Roger Federer dimostra che la velocità e la potenza del gioco professionistico odierno sono semplicemente lo scheletro, non la carne”.