Adesso che ormai i macchinari stanno tornando al loro posto
in cantina e la fine dell’emergenza è ormai prossima, l’Uomo può tornare a
riprendersi i destini individuali e collettivi. Tra i marchingegni da
seppellire c’è la Video Assistent Referee, il comunemente detto Var, che ai
Referee di tutto il televideo ha creato grande potere e confusione, sanciti
entrambi da tomi biblici infarciti di regole e corollari che perfino i monaci
amanuensi si rifiuterebbero di trascrivere. Si capisce che nei tempi bui di distanze
sociali e telelavoro sia stato un bene tapparsi in uno studio per analizzare i
respiri dei calciatori senza alitarsi in faccia con le proteste da campo. Si
capisce, è forse la sola cosa che si capisce.
Al grido della famosa frase “L’ignoranza della legge è una
colpa”, o qualcosa così, che è poi lo slogan di tutti i posti di blocco in
opposizione ai “non sapevo” di automobilisti e migranti, il Grande Fratello
degli opsai e dei penatich liquida ogni protesta e ogni dubbio su decisioni
prese in differita e che fanno tornare indietro tempo e esultanze, dilatando le
partite e sconcertando i romantici.
Lo stato d’emergenza sta finendo, è ora che l’Uomo torni a
prendersi le sue responsabilità, smettendo di ingannare i referee con tuffi
grida teatri per guadagnarsi i due minuti di notorietà alla video rewiew (ma
quanti bei nomi anglocentrici) che fa tanto Wahrol dei poveri.
Il primo passo analogico è prendere la pala e scavare il
buco dove seppellire tecnologie e libroni d’istruzione, per far tornare al loro
posto le polemiche umanistiche sulla fallibilità di tutti. Per chi tiene alla
ritualità, si accetterà anche un bel sermone sulla tomba del Var, che precede
la bevuta al bar.